16 Aprile, 2024
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San Gennaro, il sangue non si è sciolto

Era già accaduto nel dicembre 2020. Nell’omelia don Battaglia invita a denunciare camorra, corruzione e malaffare e ricorda gli ultimi delitti che hanno ferito la città 

 

Non si è ripetuto il prodigio della liquefazione del sangue di San Gennaro, patrono di Napoli. Al termine della celebrazione eucaristica, dall’altare è stato annunciato che il sangue del santo era ancora solido. “Domenica riprendono le preghiere nella chiesa cattedrale”, dice in una nota la Diocesi.

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E’ la seconda volta che il sangue non si scioglie, la prima del 2021. L’occasione precedente è stata nel dicembre 2020, quando le reliquie del sangue sono rimaste solide. Anche quest’anno, come nel 2020, il miracolo di maggio si è svolto all’interno della chiesa cattedrale senza la processione dei busti di San Gennaro e dei compatroni dal duomo alla basilica di Santa Chiara, nel centro storico della città. La cerimonia si è svolta, nel rispetto delle normative anti contagio, senza i fedeli, in una atmosfera surreale per una cerimonia che, di norma, ha sempre visto una immensa partecipazione di popolo.

Dal sangue di San Gennaro arriva un messaggio di “annunciare, denunciare e rinunciare”, ha detto l’Arcivescovo Metropolita di Napoli don Mimmo Battaglia nella sua omelia al Duomo. “Annunciamo il Vangelo – ha detto – senza timore, la città ha bisogno del Vangelo per tornare a sperare con la linfa vitale della fiducia e dell’amore nei tanti deserti che sono nei vicoli, nelle periferie, nelle case. Denunciamo ciò che inquina il tessuto sociale, che allontana il popolo dal sogno di Dio di pace giustizia e comunione. Il nostro martire ha mostrato che un credente non arretra di un millimetro dinanzi al bene che per esso è disposto a dare vita. Come comunità saremo capaci di fare altrettanto denunciando il malaffare, cultura camorristica, la corruzione imperante?”.

L’arcivescovo ha sottolineato poi al popolo che “tutti siamo coinvolti dal grido di giustizia” che arriva “da quel sangue e da qualsiasi fratello perché ci riporta a Cristo. Il sangue parla ed è vivo come viva è la sete di giustizia e il bisogno di normalità e prossimità reso più impellente dalla pandemia”. Mons Battaglia ha, poi, citato delle storie della città di Napoli: “Il sangue ci racconta – ha detto – di Maurizio, morto per difendere la figlia da logica camorristica, di Giovanni che ha speso ogni giorno della sua esistenza per assicurare il futuro al figlio disabile ed è morto senza la certezza di una comunità capace di costruirlo, di Ornella  e Fortuna che hanno speso il loro sangue colpite dalle mani di chi avevano amato. Ci introduce nelle periferie dell’esistenza, ai piedi di Concetta e dei tanti anziani invisibili lasciati soli da tutti. Ci narra di Salvatore e Tina e di tutti i ragazzi di Napoli a cui un sistema economico, un sistema di vita egoistico e il cancro della camorra stanno rubando il futuro. Delle tante famiglie della Whirlpool e dei tanti disoccupati che non chiedono lavoro per dignità. A loro il mio pensiero e vicinanza nel 1 maggio”.

(La Repubblica)

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