18 Aprile, 2024
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Primi test del «green pass» dal 1 giugno. Anche per l’Italia 

Libera circolazione. Ma il parlamento Ue chiede maggiori garanzie al Consiglio: il Certificato non sia discriminatorio, test gratuiti

A Bruxelles vogliono crederci: entro fine giugno ci sarà il Green Certificate che permetterà di ritornare alla libera circolazione, una della 4 libertà, quella più popolare, che ha però subito enormi limitazioni nell’ultimo anno a causa del Covid e del patchwork di misure varie e diverse imposte dai paesi Ue ai movimenti di popolazione. Sarà un pass, sotto forma di Qr code, inserito nelle app nazionali sul Covid o anche su carta, che certificherà che il portatore è stato vaccinato (quando, con quale vaccino, se ha le due dosi), se ha fatto un test dal risultato negativo o se è guarito dal Covid e quindi ha gli anticorpi. «Ci restano solo alcune settimane per finalizzare le procedure, ma pensiamo di farcela» afferma Augusto Santos Silva, ministro degli Esteri del Portogallo, che ha la presidenza del Consiglio a rotazione fino a fine giugno.

Dopo la proposta della Commissione il 17 marzo e l’accettazione del Consiglio il 14 aprile, giovedì è arrivata la proposta del Parlamento europeo, che chiede modifiche alla prima stesura dell’iniziativa. Secondo la Ue, il sistema di emissione del pass sarà «tecnicamente operativo» già dal 1° giugno. Già da questo mese, ci sarà una fase di test del Certificato, alcuni paesi potrebbero partire dal 10 maggio (Francia, Malta, Olanda, Lussemburgo, Estonia, Svezia, Croazia, Bulgaria, Spagna, Italia, Lituania, Germania, Repubblica ceca, Austria, Grecia), altri entro fine mese (Lettonia, Romania, Cipro, Irlanda, Portogallo, Polonia, Danimarca, Slovenia), mentre altri ancora preferiscono non passare per la fase dei test e collegarsi direttamente al sistema quando sarà operativo (Ungheria, Belgio, Slovacchia). Poi, entro giugno dovrà essere stilato il regolamento del Green Certificate, per renderlo compatibile con le app nazionali e infalsificabile.

Qui iniziano le difficoltà, perché la posizione del Consiglio è diversa da quella del Parlamento. Gli eurodeputati hanno votato per una posizione a favore di un certificato che non sia considerato documento di viaggio, che sia un diritto per tutti i cittadini, facile da avere e che abbia una durata limitata, al massimo di un anno. I vaccini sono gratuiti nella Ue, ma per il momento non tutti ne hanno accesso, vista la penuria e la situazione non sarà risolta entro fine giugno (l’obiettivo della Commissione è di vaccinare il 70% degli adulti entro fine estate). Per questo, i test Pcr (o rapidi, la questione non è risolta) dovranno essere universali, accessibili, veloci e gratuiti nel 27 paesi per tutti (anche per i turisti). In Francia e Germania, per esempio, i test sono gratuiti, ma in Italia no e ci sono per di più forti disparità di prezzo tra regioni. La svolta deve quindi essere rapida. Il Parlamento chiede che con l’adozione del Certificato verde gli stati membri non possano imporre altre restrizioni alla libera circolazione. Il Consiglio non è d’accordo, considera «più prudente riservare la possibilità a uno stato di prendere misure di precauzione supplementari in caso di circostanze particolari».

Alcuni paesi hanno già un pass interno. È il caso della Danimarca. In Francia è sperimentato dal 19 aprile per i voli con la Corsica. Per Emmanuel Macron sarebbe «assurdo non utilizzarlo nei luoghi affollati», come stadi, festival, fiere o esposizioni. Ma non sarà «mai un diritto di accesso che differenzia i francesi» ha precisato il presidente, cioè non servirà per la vita di tutti i giorni, come andare al bar. In Germania, alcuni Länder lo hanno imposto, ma i clienti hanno disertato i negozi.

(Anna Maria Merlo, Il Manifesto)

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