29 Marzo, 2024
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Addio a Michael Collins, astronauta dimenticato dell’Apollo 11

Aveva 90 anni. Fu l’unico a non passeggiare sulla Luna nella missione del 1969 che portò Armstrong e Aldrin nella Storia

E’ morto a 90 anni Michael Collins, uno degli astronauti dell’Apollo 11. Da tempo combatteva contro il cancro. Lo ha annunciato la famiglia, sottolineando che “ha sempre affrontato le sfide della vita con grazia e umiltà e ha affrontato gli ultimi giorni nello stesso modo”.

L’astronauta dimenticato

Collins è stato spesso soprannominato ‘l’astronauta dimenticato’ perché al contrario di Neil Armstrong e Buzz Aldrin, non ha mai camminato sulla Luna ma nella storica missione del 1969 rimase ai comandi del modulo lunare, ruotando intorno a loro. Il 22 aprile, in occasione della Giornata della Terra, aveva scritto sul suo profilo Twitter: “Sono certo che, se tutti potessero vedere la Terra fluttuare appena fuori dalle loro finestre, ogni giorno sarebbe la Giornata della Terra. Ci sono poche cose più fragili o più belle della Terra, lavoriamo insieme oggi e tutti i giorni per proteggere la nostra casa”.

All’ombra di Neil e Buzz

Dei tre astronauti dell’Apollo 11 che hanno fatto la storia, è quello meno conosciuto: a differenza di Neil Armstrong e Buzz Aldrin, Michael Collins, morto a 90 anni per un tumore, non ha mai messo piede sulla Luna. Mentre nel 1969 i due astronauti americani tenevano il mondo con il fiato sospeso e gli occhi in su’, lui era ai comandi del modulo lunare e continuò a orbitare a 60 miglia attorno alla Luna per tutto il tempo che i due colleghi vi rimasero. Per questo è stato spesso soprannominato ‘l’astronauta dimenticato’.

Solo lui poteva riportarli a casa

Ma il suo ruolo è stato cruciale, era l’unico che sapeva pilotare la navicella da solo e l’unico che poteva riportarli a casa. Lo ha ricordato lo stesso Aldrin, nel messaggio su Twitter con il quale gli ha reso omaggio: “Caro Mike, dovunque tu sia andato o sarai, avrai sempre il fuoco per portarci abilmente a nuove altezze e verso il futuro. Ci mancherai, riposa in pace”. Un riferimento alla sua autobiografia ‘Carrying the Fire: An Astronaut’s Journeys’, uscita nel 1974 con una prefazione del celebre aviatore Charles Lindbergh, il primo a effettuare un volo transoceanico da solo tra New York e Parigi, nel 1927.

Figlio di un generale

Figlio di un generale dell’esercito americano, Collins era nato nel 1930 a Roma, dove il padre prestava servizio; passato per la celebre Accademia militare di West Point, era approdato all’Aeronautica dove era diventato un pilota collaudatore. Nel 1963 era stato scelto dalla Nasa per diventare astronauta: la prima missione fu a bordo di Gemini 10, divenendo il quarto essere umano a camminare nello spazio. Un destino che Collins sognava già da bambino, anche se all’epoca voleva andare su Marte, e non sulla Luna.

L’ultima missione

L’Apollo 11 fu la sua ultima missione: senza rimpianti, nel 1970, con il grado di generale, lasciò “il più bel lavoro al mondo” e la Nasa – “il più scintillante capitolo della mia vita, ma non il solo” – ed entrò al dipartimento di Stato. Pochi anni più tardi divenne il direttore dello Smithsonian National Air and Space Museum a Washington, sovraintendendo alla sua costruzione e inaugurazione nel 1976. Una vita piena di interessi, che è continuata così fino all’ultimo, passando per il triathlon, la pesca e anche la pittura. Sempre ricordando…”Dio Mio, sono stato lassù!”.

(Agi)

 

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