29 Marzo, 2024
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Ue contro Astrazeneca: azione legale? Ancora no, Germania frena

Opzione sul tavolo, Italia e Francia d’accordo. C’è il problema della carenza di forniture alternative. Domani nuova riunione degli ambasciatori degli Stati

L’Unione Europea è pronta per portare in tribunale AstraZeneca. Anzi no: non ancora. 

A Bruxelles le voci si rincorrono sulla possibilità che la Commissione Europea, su input degli Stati membri, avvii un’azione legale contro l’azienda anglo-svedese per le mancate forniture di vaccini al vecchio continente. L’opzione è sul tavolo, preparata dalla Commissione appunto, ma l’ora ‘x’ non è ancora scattata, si apprende da fonti europee, benché la materia sia stata trattata ieri nella riunione degli ambasciatori dei paesi dell’Ue (Coreper), benché quasi due terzi dei paesi membri siano ormai sul piede di guerra per far valere i diritti dell’Unione, ‘frodata’ da Astrazeneca che nei primi tre mesi del 2021 ha consegnato solo 30 milioni di fiale a fronte delle 120 milioni pattuite. Il ministro della sanità irlandese, Stephen Donnelly, per dire, dà l’azione legale per “avviata”. Ma “al momento non abbiamo deciso”, continuano a insistere fonti della Commissione interpellate da Huffpost. Devono mettersi d’accordo gli Stati: se l’Irlanda e altri insistono, come hanno fatto ieri in Coreper, la Germania frena, la Francia pure inizialmente, ma poi – apprende Huffpost nel tardo pomeriggio – insiseme all’Italia si convince dell’opportunità di andare in tribunale. Domani nuova riunione degli ambasciatori.

E dunque, tornando alle fonti di Bruxelles, quando scatterà l’ora ‘x’? Molto semplice, lasciano intendere dalla Commissione Europea: quando l’Ue non dipenderà più da Astrazeneca per la fornitura del siero. Quando, cioè, si sarà concretizzata l’alternativa Pfizer. Non manca molto, ma ancora non ci siamo e, anche per questo motivo, Mario Draghi era inizialmente scettico sull’azione legale, ancor più scettici Angela Merkel ed Emmanuel Macron. Poi Italia e Francia si sono spostate sul sì, la Germania ancora mantiene delle riserve. Perchè vanno valutate le conseguenze. Se si decide di portare Astrazeneca in tribunale, potrebbe succedere che l’azienda smetta del tutto di consegnare dosi all’Ue.

Per prendere una decisione sull’azione legale, “dobbiamo considerare vari fattori”, ci dicono fonti Ue, “il fabbisogno di vaccini è una delle variabili da tenere presente”.

Certo, è difficile tenere a freno le richieste di quasi due terzi di Stati europei, favorevoli all’azione legale. Ecco perchè diverse fonti europee non escludono che già il Coreper di domani potrebbe decidere. Intanto, AstraZeneca precisa che “non è a conoscenza di alcun procedimento legale e continua a tenere discussioni regolari sulla fornitura con la Commissione e gli Stati membri”.

Pfizer, azienda americana gemellata con la tedesca Biontech, si è impegnata a fornire all’Ue 50 milioni di dosi in più nel trimestre aprile-giugno, un anticipo di quanto consegnerà a fine anno. Inoltre, la Commissione europea ha sfruttato l’opzione, contenuta già nel contrato firmato a febbraio, di ordinare altri 100 milioni di fiale Pfizer. Ancora: per la vaccinazione 2022-2023, è con Pfizer che Bruxelles sta trattando, nella convinzione che questo vaccino a ‘Rna messaggero’ sia più efficace contro le varianti del virus (come Moderna, che però ha minori capacità produttive). Obiettivo: firmare un contratto per la fornitura di 900 milioni di dosi, più altri 900 milioni se necessario. Vale a dire: 1 miliardo e 800 milioni da qui ai prossimi due anni e mezzo, che porta il totale delle forniture di Pfizer a 2,4 miliardi di fiale.

Tra un po’ di mesi insomma, Astrazeneca potrebbe essere solo un cattivo ricordo. Ma per ora la campagna vaccinale dell’Ue ne ha ancora bisogno, come ha bisogno anche di Johnson&Johnson, siero a base di adenovirus, simile a quello di Oxford tanto da aver dato luogo agli stessi rari casi di reazioni avverse su cui ha indagato l’Ema e sulla base dei quali molti Stati membri, tra cui l’Italia, hanno deciso di riservarlo per la popolazione over 60.

Nel frattempo però è abbondantemente scaduto l’ultimatum di 20 giorni scandito dalla Commissione Europea in una lettera di richiamo ad Astrazeneca inviata il 19 marzo scorso. E non ci sono novità nella trattativa con Londra per la spartizione dei vaccini anglo-svedesi prodotti in Gran Bretagna e in Europa. Il dialogo con Boris Johnson fu annunciato da Palazzo Berlaymont alla vigilia del Consiglio Europeo del 25 marzo, dopo settimane di scontri e accuse sui mancati export all’Ue. Oggi si può ben dire che quell’annuncio, con tanto di nota ufficiale, sia servito solo a placare gli animi, troppo agitati su entrambe le sponde della Manica. Non ci sono progressi infatti, la trattativa sembra quanto meno in stallo se non morta, anche se dalla Commissione Europea sottolineano che non è terminata: ma a più di un mese dall’avvio, non hanno novità da comunicare.

Va sottolineato che alcuni Stati membri stanno seriamente valutando la possibilità di ricorrere anche ad altri vaccini, non solo Pfizer, per accelerare la campagna vaccinale e uscire quanto prima dal ‘tunnel Astrazeneca’. È notizia di oggi che la Germania ha intenzione di acquistare 30 milioni di dosi di Sputnik, nel caso in cui il vaccino russo riceverà l’ok dall’Ema. Lo ha affermato  il ministro della Sassonia Michael Kretschmer, a Mosca, parlando con il ministro della salute russo.

Il punto è che pure Sputnik è basato su vettori adenovirali, come Astrazeneca e Johnson&Johnson. Fattore che Ema terrà in considerazione nel percorso di studio su questo siero. Non sappiamo se” i casi di trombosi associate con piastrinopenia “siano sicuramente attribuibili ai vaccini con vettori adenovirali, ma è certo il fatto che si sono verificati”, in casi molto rari, in seguito alla somministrazione di vaccini AstraZeneca o Janssen, dicono dall’Agenzia del farmaco. “È sicuramente uno degli aspetti che discuteremo con l’azienda”.

Intanto, per gli inizi di maggio dovrebbero arrivare da Oxford dati scientifici più certi sulla possibilità di combinare tipi diversi di vaccino tra prima e seconda dose. Un’esigenza che si è posta da quando Astrazeneca è stata raccomandata agli over 60. Per ora, sulla seconda iniezione agli under 60 che abbiano ricevuto la prima dose col siero anglo-svedese, ogni Stato membro sta decidendo per sé: c’è chi fa il mix con un vaccino a ’Rna messaggero, come Germania e Francia, e chi, come l’Italia, dà la possibilità di fare il richiamo con Astrazeneca. Combinare diversi tipi di vaccino “potrebbe essere una via percorribile”, dicono da Ema sulla base di studi condotti sui topi.

Resta il fatto che anche su come comportarsi con Astrazeneca ci sono divisioni tra gli Stati membri. Il governo di Dublino è ‘avvelenato’ con Londra anche per la situazione di tensione che si è ri-creata in Irlanda del Nord, a seguito degli accordi su Brexit. L’Irlanda è tra i governi più favorevoli a trascinare l’azienda anglo-svedese davanti ai giudici. ”È stata avviata un’azione legale e nei giorni scorsi, l’Irlanda si è aggiunta come una delle parti” per contestare il “completo fallimento di rispettare gli impegni contrattuali per le forniture di aprile, maggio e giugno”. Ma gli Stati più grandi dell’Ue – Italia, Germania, Francia – hanno chiesto ulteriori elementi di valutazione in Commissione. Domani nuova riunione degli ambasciatori. Con il sì di Italia e Francia, tutto è possibile.

(Huffpost)

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