18 Aprile, 2024
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Europa-Turchia, ipocrisia infinita: censura il “dittatore” ma finanzia il gendarme Erdogan

L’Europa non spaventa il “dittatore”. Tanto lui sa bene che ha tre milioni di bombe umane da utilizzare come armi di ricatto: i profughi siriani

L’Europa non spaventa il “dittatore”. Tanto lui sa bene che ha tre milioni di bombe umane da utilizzare come armi di ricatto: i profughi siriani.

Quanto all’Italia, una cosa è certa: il “dittatore” non dimentica e sta già preparando la rappresaglia. Che non si limiterà alle ingiurie rivolte al premier italiano. La vendetta si consumerà in Libia e nel Mediterraneo.

Intanto, il “Sultano” mobilita i suoi vassalli. Le parole del premier Mario Draghi su Erdogan hanno suscitato in Turchia un’ondata di reazioni politiche. “Caro Draghi da noi non c’è alcun dittatore. Se vuole vedere un dittatore guardi alla storia del suo Paese, guardi Mussolini”, ha twittato il capogruppo in parlamento del partito Akp di Erdogan, Numan Kurtulmus.

Il portavoce dell’Akp, Omer Celik, ha definito “fuori dai limiti” la frase di Draghi, le cui parole “non rispecchiano nella maniera più assoluta” i rapporti tra Turchia e Italia”, ha sottolineato. Celik è poi tornato sull’episodio della sedia mancante di Ursula Von der Leyen, sostenendo che è dovuto a “incomprensione” tra la delegazione della Commissione e la delegazione del Consiglio europeo, e negando ogni responsabilità della Turchia.

Ankara versus Roma

“Il premier italiano tenga bene a mente che i termini dittatura e fascismo non appartengono alla nostra cultura. coloro che dimenticano la propria storia non si mettano a parlare della storia degli altri. Rispediamo al mittente le sue parole”, ha aggiunto Celik.  Durissime parole anche della ex ministra per le Pari Opportunità Fatma Betul Sayan, una delle donne più influenti del partito e parlamentare, secondo cui “nel corpo di Draghi circola l’animo di Mussolini”. “La dittatura apparteneva ai loro nonni. Gli italiani devono vergognarsi che un uomo del genere abbia fatto parte della loro meravigliosa storia”, ha aggiunto Kaya. “Se” il primo ministro italiano Mario Draghi “vuole vedere cosa sia una dittatura, deve guardare alla storia recente” del suo Paese “e lo vedrà molto chiaramente”, tuona  il vice presidente turco Fuat Oktay, citato dall’agenzia di stampa Anadolu,

Il sostegno di Lettera150

“Piena solidarietà al Presidente Mario Draghi e apprezzamento per il coraggio dimostrato dalle sue parole”. Lo dichiara il think tank Lettera150 relativamente alla polemica su Erdogan. “Il Presidente del Consiglio – prosegue – si muove nel solco della costituzione italiana che riconosce nella democrazia e nei valori di libertà e rispetto dei diritti umani il collante che unisce le millenarie civiltà mediterranee”. “Lo sgarbo fatto a Ursula von der Leyen (nella stupefacente indifferenza di Charles Michel) da parte del governo turco rappresenta la ennesima testimonianza della involuzione politica di una grande nazione che, tradendo l’insegnamento di Kemal Ataturk, sta scivolando verso derive liberticide che colpiscono fra l’altro l’università, il mondo della cultura, la stampa, i diritti delle donne e delle minoranze”. “Chiediamo alle forze libere e democratiche d’Europa – conclude Lettera 150 – di fare concreta pressione sul governo turco perché fermi una preoccupante deriva totalitaria”.

“Il primo ministro Draghi ha ragione, sotto la guida del presidente Erdogan la Turchia si è allontanata dallo stato di diritto, dalla democrazia e dalle libertà fondamentali nell’ultimo decennio”. Così il presidente del gruppo del Ppe Manfred Weber in una dichiarazione inviata ai media italiani. La Turchia “non è un Paese libero per tutti i suoi cittadini – ha aggiunto Weber -. Se l’Europa vuole costruire un partenariato costruttivo con Paesi come la Turchia, ed è nel nostro interesse strategico farlo, dovremmo parlare chiaramente e onestamente dei fatti sul campo”, ha detto Weber. “È anche il motivo per cui abbiamo chiesto già da anni al Consiglio di chiudere finalmente   la procedura di allargamento della Turchia all’Ue – ha proseguito Weber -. Siamo categoricamente contro una prospettiva di adesione della Turchia all’Ue e finché è sul tavolo ostacola un rapporto più realistico e franco con il Paese”.

Parole. Quando i fatti?

Weber alza la voce. Ma dimentica che a volere l’accordo della vergogna tra l’Unione europea e la Turchia del “dittatore” Erdogan sia stata propria la Germania. E, in primis, la cancelliera Angela Merkel che, peraltro, del Ppe è la leader politica.

Se si vuole avere una idea compiuta di cosa intenda l’Europa per esternalizzazione delle frontiere, un testo basilare è l’accordo tra Ue e Turchia. E’ il compendio di una visione distorta, securista, disumana di ciò che significa affrontare l’”emergenza” migranti. esternalizzazione delle frontiere, un testo basilare è l’accordo tra Ue e Turchia. “Siamo di fronte a un totale fallimento delle politiche europee sulla gestione dei flussi migratori, che hanno di fatto calpestato i diritti fondamentali di decine di migliaia di innocenti. Da allora infatti non è passato un giorno senza che moltissime famiglie rimanessero intrappolate nei campi sulle isole greche, in condizioni disumane”.

È la denuncia lanciata nei giorni scorsi da Oxfam, in occasione del quinto anniversario di un accordo nato con l’esplicito obiettivo di bloccare i migranti in Grecia per poi rispedirli indietro verso la Turchia.

Miliardi al carceriere di Ankara

Una politica che non ha prodotto altro che condizioni di vita spaventose, episodi di violenza sui migranti alle frontiere e ritardi enormi nelle richieste di asilo, rendendole impossibili in molti casi. Tutto questo nonostante le famiglie arrivate sulle isole greche provenissero spesso da paesi in conflitto da molti anni, come Siria, Afghanistan o Iraq. Nel 2021 gli arrivi in Grecia sono stati 1068 di cui 566 via mare. Dopo l’incendio che ad agosto 2020 ha devastato il centro di Moria, nel nuovo campo di Mavravoni a Lesbo, quasi 8 mila persone – in maggioranza famiglie con bambini piccoli – nonostante il freddo invernale vivono in tende anche solo a 20 metri dal mare, senza riscaldamento per le inondazioni e i blackout. Nonostante questo palese fallimento, il nuovo Patto Ue sulla migrazione, presentato lo scorso settembre, non fa che seguire lo stesso approccio di chiusura ed esternalizzazione delle frontiere europee inaugurato con l’accordo Ue-Turchia. Da qui l’appello all’Unione Europea per un radicale cambio di rotta, che implichi uno stop definitivo alla costruzione di nuovi campi nelle isole greche, come prevede proprio il nuovo Patto europeo.

Negli ultimi 5 anni abbiamo assistito ad un progressivo e inaccettabile peggioramento delle condizioni dei migranti nei campi in Grecia. –  rimarca Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia – Le politiche attuate dall’Unione non hanno avuto altra conseguenza, se non quella di causare una catastrofica crisi umanitaria con migliaia di famiglie costrette a dormire al freddo, spesso senza aver accesso a fonti d’acqua pulita, all’elettricità, con le donne esposte di continuo a episodi di violenza, molestie e sfruttamento. A un anno dallo scoppio della pandemia nulla sembra essere cambiato, anzi. I leader europei devono agire subito per tutelare i diritti umani fondamentali di migliaia di esseri umani. E l’Italia del nuovo governo Draghi, saprà prendere una posizione che marchi una discontinuità chiara e netta o sarà bloccata dalla ricerca di equilibri interni tra visioni discordi? Purtroppo dal brevissimo accenno alle politiche migratorie durante il discorso al Senato del Presidente Draghi sembra prendere quota la seconda ipotesi”

In una lettera aperta diretta all’Unione europea e agli Stati membri, firmata da altre 7 organizzazioni umanitarie, si rivolge quindi il seguente appello: nessun richiedente asilo sia sottoposto a detenzione, così come previsto nei nuovi centri di accoglienza che dovrebbero essere costruiti sulle isole greche. Soprattutto nel caso di donne e bambini reduci da viaggi lunghi e pericolosi;  ai richiedenti asilo siano garantite, senza eccezioni, condizioni di vita dignitose: l’Ue non può eludere i propri obblighi in materia di tutela diritti umani attraverso la creazione di una “fase di pre-ingresso” che contraddicono le normative europee in materia;  ai richiedenti asilo venga garantita la possibilità di usufruire di assistenza legalenon escludendo il supporto legale fornito dalle Ong e dall’Unhcr, per affrontare il lungo e complicato percorso previsto. Nel caso delle cosiddette procedure accelerate alla frontiera infatti spesso i diritti dei richiedenti asilo vengono violativenga previsto un controllo indipendente ed efficace sulle reali condizioni dei centri di accoglienza sulle isole greche.

L’Ue e gli Stati membri devono consentire il monitoraggio esterno e la verifica da parte di parlamentari e Ong.

“Il patto Ue-Turchia è un accordo disumano, che ha portato dolore, morte e sofferenza per migliaia di vite umane intrappolate qui in Grecia – afferma Apostolos Veizis, direttore esecutivo di Intersos Hellas –, Cinque anni dopo, facciamo i conti con l’enorme portata della crisi umanitaria creata dalle politiche dell’Ue nelle isole greche. Questo accordo rappresenta la persistente volontà dei governi europei di continuare a portare avanti misure di contenimento, invece di trovare soluzioni umanitarie praticabili. Tutto ciò che fanno queste politiche è aumentare la miseria delle persone e spingerle verso percorsi migratori più pericolosi. L’accordo Ue-Turchia continua ad essere un enorme passo nella direzione sbagliata, in quanto formalizza un sistema che minaccia il diritto di asilo, ignorando completamente le esigenze umanitarie e di protezione. Non ha mai funzionato e non funzionerà mai. Questa è una politica che ha portato solo dolore, tristezza e miseria a persone già traumatizzate, perpetuando una situazione insopportabile”.

“Ribadiamo la necessità che l’Europa si impegni a portare avanti nuove politiche migratorie, incentrate sulla protezione e sull’integrazione delle persone, assicurando l’applicazione da parte degli Stati membri della legislazione in vigore in tema di ricongiungimenti familiari, aggiunge Cesare Fermi, direttore della Regione Europa di Intersos .“L’Europa – chiarisce Fermi- non può essere solo un’altra tappa nel doloroso percorso migratorio e ha il dovere di garantire a tutti il rispetto dei diritti umani fondamentali che sono alla base della sua esistenza”

Intersos è presente in Grecia da marzo 2016 e a Lesbo da settembre 2020, con una squadra di emergenza arrivata subito dopo l’incendio di Moria per valutare bisogni più urgenti della popolazione colpita dalla crisi. Poiché è stata identificata un’urgente necessità di supporto per la salute mentale alle donne vulnerabili, nel 2021 Intersos ha avviato un intervento volto a fornire assistenza psicosociale completa alle donne vulnerabili e a migliorare la risposta generale alla salute mentale a LesboDa febbraio 2021 psicologi e case manager di Intersos hanno svolto 122 sedute individuali, fornendo supporto di salute mentale a 31 donne. “Le condizioni di salute mentale più frequenti tra i nostri pazienti – rimarca l’Ong – sono il disturbo dell’adattamento, il disturbo depressivo, il disturbo d’ansia o il disturbo da stress post-traumatico, spesso accompagnato da pensieri suicidi, premeditazione o tentativi in ​​passato”.

“L’Ue ha così dato a Recep Tayyip Erdogan la possibilità di utilizzare regolarmente il ricatto dei migranti. E il presidente turco è passato all’azione alla fine di febbraio, annunciando che le frontiere erano aperte per i migranti che desideravano entrare in Europa. In questo modo l’autocrate turco, impantanato nella sua avventura siriana a Idlib, ha utilizzato i migranti come arma non letale, cercando di fare pressione sui partner occidentali e di destabilizzare la Grecia, con la quale ha peraltro intrapreso un pericoloso braccio di ferro relativo alla delimitazione delle zone economiche marittime. Annunciando la partenza di centinaia di migliaia di migranti verso l’Europa – anche se in realtà tale movimento ha coinvolto solo alcune decine di migliaia di persone – Erdoğan cerca al contempo di canalizzare verso l’Europa il malcontento popolare che cresce nel suo paese, soprattutto tra gli elettori del Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp)”. Così scriveva l’economista Ahmet Insel in un vibrante articolo-denuncia pubblicato in Italia da Internazionale il 10 marzo 2020. Un anno dopo, la situazione è ulteriormente peggiorata.

Ma già  nel 2017, ad un anno dalla firma, era chiaro che quello era l’accordo della vergogna. “A un anno dalla firma dell’accordo tra Unione Europea e Turchia  – sottolineava Save the Children  denunciamo l’aumento allarmante dei casi di autolesionismo e tentativo di suicidio, aggressività, ansia e depressione tra i bambini migranti e rifugiati a causa del degrado progressivo delle condizioni sulle isole greche, dove sono trattenuti circa 13.200 richiedenti asilo in condizioni disumane.

“Con il rapporto Tra autolesionismo e depressione-L’impatto devastante dell’accordo Ue-Turchia sui bambini migranti e rifugiati  vogliamo descrivere le atroci condizioni in cui l’Europa ha costretto migliaia di famiglie e più di 5.000 bambini, rinchiusi in strutture diventate di fatto veri e propri centri di detenzione a seguito dell’applicazione dell’accordo Ue-Turchia nel marzo 2016.”, scrive Save the Children.

“Sono evidenti  – prosegue il Rapporto – lconseguenze sulla salute mentale e il benessere generale dei bambini. Incidenti e atti di autolesionismo che coinvolgono bambini anche di 9 anni si stanno moltiplicando, e le madri scoprono spesso le ferite sulle loro mani quando li aiutano a lavarsi. Alcuni bambini, anche di 12 anni, hanno tentato il suicidio generando anche un meccanismo di emulazione tra i loro coetanei. C’è stata, inoltre, un’impennata nellabuso di droghe e alcol nel tentativo di sfuggire ad una realtà insostenibile”.

L’Europa censura un “dittatore” ma finanzia il Gendarme. Se non è ipocrisia questa…

(Globalist)

 

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