28 Marzo, 2024
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I rischi in rete, di Giulia Chionne, studentessa della “Corrado Melone”

L’Associazione Culturale No Profit L’agone nuovo, ringrazia la scuola Corrado Melone, il suo Dirigente Riccardo Agresti, la Prof.ssa Stefania Pascucci e tutto il corpo Insegnanti, che con la loro professionalità e impegno, mettono a disposizione spazi scientifici ai Ragazzi. A te Giulia, grazie per l’articolo che con grande soddisfazione pubblicheremo su www. lagone.it, dando la possibilità a tanti altri ragazzi di leggere e capire il tuo pensiero.
Al Dott.re Gianluca Dipietrantonio, il nostro sincero ringraziamento.
Un abbraccio.
Il Presidente
Giovanni Furgiuele

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La scuola, purtroppo, ha di nuovo chiuso per colpa del Coronavirus e abbiamo ripreso a fare la nostra solita didattica a distanza. Ma le iniziative della scuola non si sono fermate e qualche giorno fa la Corrado Melone, ha organizzato “on line” un incontro molto interessante, già previsto in presenza nella sala teatro, con un criminologo che ci ha parlato dei rischi di cellulari e computer messi in mano ai bambini piccoli. Qualsiasi cosa, anche la tecnologia più spinta, diventa però pericolosa se messa nelle mani di chi non sa usarla. I bambini di oggi sembra quasi che siano nati tecnologici ma tutta questa tecnologia, se non si usa bene, diventa pericolosa.

Ormai il telefono è diventato l’oggetto che ognuno di noi possiede. Ormai con questo apparecchio si pensa di avere il mondo nelle proprie mani. Ma Il cellulare può avere aspetti positivi e aspetti negativi. Quelli positivi sono molteplici, se usato in modo intelligente. In molte occasioni ci aiuta per chiedere cose molto semplici, ad esempio a trovare un indirizzo o una strada a noi sconosciuti (con l’uso di Google Maps è facile); ci aiuta anche moltissimo nelle ricerche scolastiche. Una cosa però certa: non ci aiuta a diventare individui indipendenti. Infatti alcuni di noi non sanno riconoscere più dove si trova il Nord o il Sud, non sono più in grado di trovare da soli una strada, non si parla più con nessuno per avere un aiuto, come magari succedeva in passato usando formule di cortesia tipo “mi scusi ho bisogno di un’informazione”,  “devo andare… grazie”  eccetera e quindi se da una parte il cellulare ci facilita la vita, dall’altra ci lega strettamente a lui, non sapremmo telefonare ad un amico se non avessimo il nostro cellulare con il numero memorizzato: non ci rende persone autonome.

Il dottor Di Pietrantonio, criminologo della Polizia di Stato, non è contro lo strumento, anzi ne riconosce la grandissima validità. Ci ha detto che è ormai diventato Indispensabile, visto che in questo mondo tutto si muove molto più facilmente e velocemente grazie ad internet, come ad esempio le prenotazioni online in aeroporto o per ordinare un acquisto o per operazioni bancarie o per una semplice prenotazione per un’analisi clinica. Il rischio però è di diventare superficiali in quanto si viene sommersi da milioni di informazioni e il nostro cervello il giorno dopo le perde e non ricorda più nulla. Purtroppo l’uso del cellulare limita anche la nostra memoria tanto che, a volte, non ci ricordiamo neanche il nostro numero di telefono a memoria.

Alcuni di noi non usano più la fantasia per immaginare qualcosa infatti, quando ero piccola, e mi veniva raccontata una storia, io la vedevo con la mente. Ora invece non si fa altro che andare su Google e prendere immagini dal telefono e questo è un vero peccato. Un altro aspetto che il criminologo ci ha fatto presente è quello legato alla nomofobia, cioè la paura di rimanere senza internet ed in alcune persone questo fatto porta ad un vero e proprio stravolgimento mentale tanto da farle ammalare. Questa parola non la conoscevo ed è la prima volta che la sento e per me è strano pensare che delle persone siano così legate alla tecnologia tanto da avere una paura incontrollata di rimanere sconnessi. Mi fa sorridere il fatto che per alcuni di noi non avere internet porti agitazione, ansia, aumento del battito cardiaco, tremore e addirittura tachicardia.

Il cellulare ci sta impoverendo dentro. Se si esce e si fa un giro, ci possiamo accorgere facilmente che, se prima giocavamo con un pallone e si parlava molto, adesso non si esce più e si passano intere giornate con questo oggetto in mano e se vogliamo dire qualcosa, lo facciamo usando la tastiera  e non più  carta e penna. Stiamo perdendo l’uso dei termini che abbiamo assimilato negli anni in quanto ora facciamo un uso spropositato di questo mezzo tecnologico tanto che abbiamo ridotto addirittura l’uso di termini sostituendoli con faccine emoticon. Uno degli esempi sbagliati di questo periodo è legato al fenomeno “Tik Tok”. Tutti noi adolescenti ormai lo conosciamo. L’uso che si fa in genere di Tik Tok secondo me è qualcosa di sbagliato. Basta pensare innanzitutto a tutte quelle persone che sprecano il loro tempo inutilmente facendo video che non servono a nulla. Potrebbero usare il tempo in altro modo. Non posso negare che a volte guardandoli ho anche sorriso, ma quando ascolto un “Tik Tok” sento solo tante parolacce e sciocchezze a cui tante persone purtroppo credono. Infatti non esistono cibi che se vengono mangiati ti fanno vivere vent’anni di più e non esistono colori che ti fanno diventare più bravo. Addirittura ci sono persone che hanno perso la vita guardando e accettando una sfida su Tik Tok. Io sinceramente non vedo l’ora che il Coronavirus venga battuto e che si possa uscire liberamente di casa; mi piacerebbe abbandonare il cellulare ed il computer per poter fare una bella passeggiata all’aria aperta osservando la natura e magari invece di scattare una foto con il cellulare, osservare la stessa con i miei occhi e tenerla per sempre nella mia memoria. Concludo ringraziando la scuola Corrado Melone che organizza sempre incontri molto interessanti ed educativi; ringrazio il nostro amico criminologo perché ci ha parlato dei diversi argomenti con molta attenzione e con molta cura, usando parole facili da comprendere ed è stato molto esaustivo e infine ringrazio la nostra attenta prof.ssa Addario che non ci fa perdere mai questi incontri stupendi.

Giulia Chionne

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