20 Aprile, 2024
spot_imgspot_img

Abiti vicino al “blu”? Vivrai più a lungo, e felice  

Lo sostiene uno studio dei ricercatori dell’Università di Glasgow. Gli spazi “blu” sono benefici, proprio come quelli “verdi”: si corrono minor rischi di morte prematura e migliorano in generale il nostro stato di salute

E’ ormai cosa nota che gli spazi “verdi” migliorano il benessere della popolazione. Ma ora spunta una novità: i benefici di vivere negli spazi “blu” – cioé quelli vicino all’acqua ossia coste, laghi, fiumi e canali  – sono gli stessi, dal punto di vista sia fisico sia mentale.
E’ il risultato di uno studio condotto da cinque ricercatori dell’Università di Glasgow, “Meccanismo dell’impatto degli spazi blu sulla salute umana” che analizza secondo un criterio anche meramente statistico come vivere vicino al blu sia benefico, non soltanto perché è meno evidente l’inquinamento atmosferico.

Più attività fisica e interazione sociale

Il blu infatti intensifica sia l’attività fisica, sia l’interazione sociale: le persone che vivono vicino all’acqua hanno un minor rischio di morte prematura e anche un minor rischio di obesità. In generale, hanno una migliore salute sia fisica ed anche mentale.
Troppo spesso, ricordano i ricercatori, vengono sottolineati gli effetti negativi degli spazi blu e dei pericoli che comportano per la salute: ad esempio, l’aumento del rischio di inondazioni e livelli più elevati di trasmissione di malattie attraverso l’esposizione a diversi microbi.

Ma gli effetti sulla salute sono di gran lunga superiori: gli spazi blu vanno considerati “preziosi servizi ecosistemici, hanno un ruolo sia estetico che ecologico e possono essere utilizzati per la regolazione del microclima urbano”.

La differenza con il ‘verde’

Ad oggi, si legge nel rapporto, “pochi studi distinguono tra spazi verdi e blu, poiché lo spazio blu è spesso trattato come una componente intrinseca dei parchi e degli ambienti naturali. Tuttavia, gli spazi blu sono entità indipendenti e c’è bisogno di essere considerati separatamente e non solo come una sottocategoria degli spazi verdi”.

Più in generale, i dati statistici confermano che i disturbi di salute mentale sono più frequenti in aree con una maggiore densità di popolazione.

Il sovraffollamento, l’inquinamento, la violenza urbana e la mancanza di una rete sociale possono essere tutti fattori che contribuiscono all’insorgenza di un certo tipo di disturbi.

Di conseguenza, gli ambienti naturali sono stati a lungo visti come una grande risorsa: la vicinanza con la natura rende le persone meno stressate, e il loro umore e la loro salute mentale migliorano.

Meno stress e ansia

Quindi sicuramente anche gli spazi “blu” influenzano la vita delle persone in quanto è stato dimostrato che abbassano lo stress e l’ansia.     Analizzando le reazioni delle persone, anche attraverso la realtà virtuale, i ricercatori hanno appurato che è anche il colore blu che viene visto come toccasana per il malumore e lo stress.

Perché allora si è meno esposti a rischi di morte prematura?

Semplicemente perché, spiega il rapporto, essere meno nervosi e non essere sottoposti a stress o depressione, riduce il rischio di malattie cardiovascolari che oggigiorno è una delle cause di morte più frequenti. Di conseguenza, avere lo stato d’animo sereno ci induce a muoverci anche di più (per questo, abbiamo anche meno rischio di diventare obesi) e ad interagire socialmente.

L’esperienza dei canali vittoriani

Gli studiosi di urbanistica lo sanno bene, ed infatti, ricorda Michael Georgiou, uno dei ricercatori autori dello studio, in un articolo citato dal World Economic Forum, sperimentano i modi possibili per portare i corsi d’acqua vicino ai centri urbani. Durante l’epoca vittoriana, i canali nel Regno Unito erano molto importanti per l’economia in quanto permettevano il commercio e aiutavano i lavoratori a spostarsi.

Ed ora, rileva Georgiou, “c’è ancora un’enorme rete di queste vie d’acqua in molte città del Regno Unito, ma pochissime di esse sono in uso”.
Ad esempio, ci sono più canali a Birmingham che a Venezia. Ma l’accesso ad essi è spesso bloccato da alti edifici o recinzioni, e non sono sfruttati a pieno. Anzi, se abbandonati, possono anche causare problemi ambientali, come l’inquinamento da rifiuti di plastica, che può ridurre la biodiversità e danneggiare la fauna selvatica. Per questo, in molte zone del Regno Unito come ad esempio in Scozia, si stanno cercando molti modi per riqualificarli.

(Agi)

Ultimi articoli