19 Aprile, 2024
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Sardegna, Solinas firma l’ordinanza: “No ad arrivi per chi va nella seconda casa”

Nell’isola, unica in zona bianca, il presidente concede l’entrata soltanto ai residenti o per “comprovate esigenze lavorative”. Compagnie aeree e di navigazioni devono verificare che chi si imbarca abbia fatto il tampone. Il rischio di ricorsi al Tar

A tarda sera, come ormai d’abitudine, il presidente della Sardegna, Christian Solinas, firma l’ordinanza per arginare gli arrivi nelle seconde case. “L’ingresso in Sardegna – dispone – con la finalità di recarsi presso le proprie abitazioni diverse da quella principale (c.d. seconde case) da parte di persone “non residenti” è consentito solo in presenza di comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità e/o di indifferibilità documentata ovvero per motivi di salute”. L’ordinanza di questa sera dispone anche maggiori controlli per il tracciamento di chi si sottopone al tampone nei porti e negli aeroporti.

In particolare, l’ordinanza prevede che i vettori e gli armatori “prima dell’imbarco dei passeggeri acquisiscono e verificano, oltre alla ricevuta dell’avvenuta registrazione dei passeggeri sull’applicazione “Sardegna Sicura”, la documentazione attestante il possesso dei requisiti previsti dal Dpcm dello scorso 2 marzo per gli spostamenti dalle Regioni di provenienza e vietano l’imbarco nel caso in cui la documentazione non sia completa o i passeggeri non siano in possesso dei requisiti”.

In questi giorni la pressione sul governatore perché blindasse la sardegna era cresciuta. Sui social era comparsa perfino la Carta De Logu, la raccolta di leggi promulgata da Eleonora di Arborea nel 1392: la iudikissa, cioè la reggente del Giudicato, disponeva nell’articolo 164 che chi fosse arrivato in Sardegna in tempo di pestilenza da una “zona rossa” fosse  punito con frustate e taglio di un orecchio. In prossimità delle vacanze di Pasqua, con la Sardegna unica regione in zona bianca e con un altissimo numero di persone non residenti che hanno però nell’isola le seconde case (si stima siano circa 220mila, concentrate soprattutto in Gallura e nel sassarese), la paura di ripetere quanto accaduto in estate era tanta. Ieri in consiglio regionale insieme alla proroga dello stato di emergenza era previsto un ordine del giorno condiviso per ridurre i rischi per gli arrivi dalle zone rosse, ma era finita in scontro.

Il centrodestra si era detto disposto a rafforzare i controlli nei porti e negli aeroporti, mentre centrosinistra e 5Stelle hanno chiesto anche di valutare l’ipotesi di chiusura, come ha fatto la Valle d’Aosta, o la Campania. L’ordine del giorno è saltato e così oggi l’iniziativa l’aveva presa il sindaco di Sant’Antioco. Il primo cittadino, Ignazio Locci, aveva firmato un’ordinanza con una stretta ulteriore per chi arriva da zone rosse, arancioni o dall’estero, prevedendo da domani l’obbligo di quarantena per 10 giorni sull’isola a sud ovest della Sardegna anche se si è in possesso di tampone antigenico-rapido negativo. Sono escluse dall’isolamento le persone già vaccinate e chi arriva per motivi di lavoro, necessità o salute dimostrabili con l’autocertificazione.

Due giorni fa, invece, l’ex presidente della Regione, Ugo Cappellacci, alleato di Solinas, aveva chiesto al Governo di “adottare subito un provvedimento per bloccare gli spostamenti verso le seconde case fuori dal territorio regionale. Non si può chiudere tutto nella Penisola con le zone rosse – aveva detto il coordinatore di FI – e rischiare di provocare uno sfollamento verso la Sardegna, con gravissime conseguenze per un’isola che, con moltissimi sacrifici, è riuscita a ridurre i contagi fino a diventare zona bianca”.

Le disposizioni per il tracciamento sono una risposta a chi aveva sottolineato che i controlli messi in atto, cioè l’obbligo di presentare all’arrivo in Sardegna il risultato di un test che accerti la negatività al Covid o di farlo in aeroporto, non sono sufficienti. “In questo momento delicato, la rete dei controlli agli ingressi dai maggiori scali dell’Isola deve essere infallibile – ha detto Roberto Ragnedda, sindaco di Arzachena, comune della Gallura dove l’estate scorsa ci sono stati diversi focolai – perché il rischio è altissimo e dobbiamo difendere con tutte le nostre forze la zona bianca”. L’infallibilità dei controlli, appunto, è ancora da dimostrare, perché verificare subito l’autocertificazione prodotta per il risultato del test è complicato.

Rimane però l’aspetto giuridico, non secondario. Pietro Ciarlo, ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Cagliari, interpellato dall’Agi, sostiene che “la Regione non può bloccare gli arrivi, può fare ciò che già sta facendo: richiedere accertamenti per l’ingresso” perché “Solo il governo nazionale può limitare la libera circolazione tra le regioni e i controlli in ingresso, disposti a livello regionale, sono anzi già ‘ai limiti’ di ciò che l’ordinamento può contemplare”. In effetti, la scorsa primavera Solinas si era visto impugnare alcune ordinanze che disponevano l’obbligo di un tampone per sbarcare sull’isola”.

La preoccupazione è comunque diffusa e i politici danno voce alle paure dei sardi, che alla fine dell’estate scorsa hanno appunto lamentato che la diffusione del virus a fine agosto fosse dovuta a chi arrivava dal continente e dall’estero. Ma per un’isola dove il tasso di disoccupazione è altissimo (il 15% contro la media europea del 6,7%) e molti sono occupati soltanto stagionali, impiegati nell’economia del turismo, rinunciare agli introiti delle vacanze di Pasqua è dura.

(La Repubblica)

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