11 Giugno, 2023
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La ministra Lamorgese e la guerra “silenziosa” contro le Ong che salvano vite umane

Da quando è al Viminale la ministra ha bloccato più navi delle Organizzazioni Non Governative rispetto al suo predecessore Salvini, che della guerra alle Ong aveva fatto un vanto quotidiano.

Silente e operosa. In una direzione che inquieta. La ministra contro le Ong. La ministra in questione è la titolare del Viminale, Luciana Lamorgese. 

Per cogliere il punto, ci viene in aiuto Michela Murgia, che nella sua rubrica su l’Espresso, annota: “Col Conte bis i più ingenui si erano illusi che avremmo assistito a un cambio di passo, a partire dalla cessazione della criminalizzazione del soccorso e dalla stipula di accordi europei che portassero a un’azione congiunta di accoglienza, non di respingimento, di chi cerca una vita migliore. Sotto il ben più discreto ministero Lamorgese le decisioni sono però andate nella direzione opposta: gli accordi con la Libia sono stati rinnovati tali e quali a dispetto delle denunce di tutte le organizzazioni internazionali, le multe alle navi Ong sono state ridotte, ma non cancellate, e anche se diminuivano gli attacchi giudiziari all’attività di soccorso, aumentavano le pastoie burocratiche che tenevano mesi e mesi i mezzi umanitari in porto per i più vari “controlli”. Nell’era Draghi qualcosa è cambiato. Non il ministro (è sempre la muta Lamorgese) e nemmeno la linea: l’Italia del nuovo premier supporta totalmente l’agenzia europea Frontex, che quest’anno spenderà più di un miliardo di euro per pattugliare con droni, navi e uomini i confini europei whatever it takes.

A essere cambiato sembra il clima politico, con un raggelamento della temperatura sociale sufficiente a far cadere quel famoso fiocco di neve da cui poi può partire il resto. Il segnale della valanga imminente non è però caduto in mare, ma a terra, e precisamente sulla testa di un uomo anziano di Trieste, Gian Andrea Franchi, e di sua moglie Lorena Fornasir.

I due, 84 anni lui e 67 lei, sono noti da anni nel mondo del soccorso umanitario per essere i samaritani che prestano aiuto ai migranti che arrivano dal confine sloveno dopo essere sopravvissuti alla via gelida della rotta di terra. I due vecchi avrebbero la colpa di aver ospitato «a scopo di lucro» per una notte una famiglia iraniana con due bambini. Come è già accaduto ogni volta che la loro associazione negli anni si è vista rivolgere dalla procura la stessa accusa, è facile prevedere che anche stavolta non ci sarà niente da rimandare a giudizio, ma non è questo il punto. C’è una nuova spietatezza politica nell’aria e qualcuno spera forse che l’emergenza pandemica ci distragga dal vederla.

Immagine e realtà

Da quando è al Viminale la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha bloccato più navi delle Organizzazioni Non Governative rispetto al suo predecessore Matteo Salvini, che della guerra alle Ong aveva fatto un vanto quotidiano. La ministra, utilizzando lo strumento del fermo amministrativo invece dei sequestri è arrivata a tenerne ferme fino a 7 mentre il Capitano non aveva mai superato la cifra di quattro.

A fornire i dati sui blocchi delle navi delle Organizzazioni Non Governative è stato il ricercatore Matteo Villa dell’Ispi e ne parla oggi il Corriere della Sera. Che elenca le imbarcazioni bloccate tra il 9 ottobre e il 31 dicembre 2020 dalla ministra dell’allora governo Conte: (Jugeng Rettet, Sea Watch 3, Sea Watch 4, Eleonore, Alan Kurdi, Ocean Viking e Louise Michel) mentre nell’estate 2019, quella dell’attivismo di Salvini contro le Ong poi culminata con la crisi del Papeete e la caduta del primo governo Conte in cui la maggioranza era composta da Lega e Movimento 5 Stelle, si era arrivati al massimo a quattro.

L’ammiraglio in congedo Vittorio Alessandro, portavoce della Guardia Costiera al tempo di Mare Nostrum, dice al quotidiano che “la linea di Salvini, da lui soltanto declamata, è stata pressoché rispettata anche dopo la conclusione del suo ministero”. Con un cambiamento nell’uso degli strumenti legislativi: fino a settembre 2019 contro le navi umanitarie si usava il sequestro penale derivante dall’imputazione di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Lamorgese ha usato lo strumento del fermo amministrativo, con un cambio di passo: dissuasione burocratica invece di minaccia penale.

Con Salvini le navi delle Ong sono rimaste attive in mare 67 giorni e hanno atteso 263 giorni davanti alle coste italiane l’assegnazione di un Pos. Con Lamorgese i giorni di attesa in mare sono diventati 289 e l’attesa del Pos è arrivata a 159 giorni. I provvedimenti puntano su irregolarità tecniche, di quelle di solito contestate ai battelli commerciali.

Marco il manettaro

Da sottoscrivere è l’editoriale de Il Foglio: “Che la politica italiana stia tornando alla cara, vecchia stagione della normalità lo dimostra anche il lungo editoriale di ieri del direttore del Fatto. Sembra quasi che il tempo si sia fermato, guardando Travaglio rispolverare per l’occasione la bomba atomica di ogni ragionamento assennato a proposito di immigrazione, la storia delle ‘ong taxi del mare’, copyright Luigi Di Maio. Con la foga sovranista di un tesserato di Génération identitaire (rip), il direttore si impantana fra procedimenti giudiziari ancora in corso, slogan populisti della rimpianta (da Travaglio, si intende) stagione gialloverde e dichiarazioni rilasciate dal ministro Luciana Lamorgese. La procura di Trapani ipotizza il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nei confronti di 21 persone per il caso Iuventa ma il procedimento non è che a uno stadio embrioniale, con i pm che hanno appena annunciato la chiusura delle indagini…”.

Ma per il giudice Travaglio la sentenza è già emessa. In galera, in galera.

Incalza Ceccilla su Il Riformista: “Il Fatto Quotidiano, ancora ieri, con l’editoriale del suo direttore, mette sotto accusa, sulla base della cieca fiducia nei magistrati inquirenti, grandi organizzazioni umanitarie come Msf e Save the Children. Oltre naturalmente a Mediterranea, che ha tra le sue colpe quella di avere come suo esponente Luca Casarini, pericolosissimo estremista di sinistra. Mediterranea è accusata di avere ricevuto una donazione da una compagnia privata. La tesi dell’accusa è che una Ong non finanziata dallo Stato (eppure lavora per supplire alle mancanze dello Stato) non debba ricevere finanziamenti ma vivere di aria, o magari di acqua. Msf e Save the children invece sono accusate di aver concordato con gli scafisti luogo e ora dei soccorsi. Nessuno dei magistrati (e neppure, ovviamente, il povero Travaglio, Pm di complemento ma ben agguerrito) si è occupato di informarsi su come funzionano le fughe dei disperati dalla Libia. Salpano sempre alla stessa ora, navigano sempre sulla stessa rotta. Incontrano sempre più o meno nella stessa zona di mare i rischi maggiori di naufragio. Tutti i naufragi, purtroppo assai frequenti, specie quando il mare è grosso, avvengono negli stessi luoghi. Voi pensate che un gruppo di persone che fanno i soccorritori debbano andare a navigare in quei luoghi o che invece debbano andare a nascondersi vicino a Marsala? Non serve un genio per capire queste cose. Basta un mozzo. Serve però la volontà di capirle.

Le inchieste contro le Ong (sono inchieste contro le Ong, non sulle Ong) non hanno trovato ancora niente di concreto. Accuse fatte rimbalzare bene sui giornali. È quello che conta. Pensate, tra l’altro, che Msf è inquisita per tre salvataggi. Tre. In questi anni Msf ha compiuto 456 salvataggi portando al sicuro quasi 82mila persone. Se non fosse intervenuta diverse migliaia di loro sarebbero morte. Ha ottenuto vantaggi da questo lavoro? No, solo vagonate di fango. La campagna giudiziario-giornalistica contro le Ong che effetti ha? Che i soccorsi in mare diventano sempre più difficili. Rari. E molti naufraghi affogano. Ma a loro che gliene importa?”.

Casarini non ci sta

“Se avessero trovato i quattrini ci avrebbero arrestati tutti. Non c’è niente – ha dichiarato in una intervista al Corriere della Sera – Non hanno niente nelle mani e rivoltano tutto per cercare una cosa che non esiste… In mano hanno solo intercettazioni. Parole. Niente fatti. Arrivano a dire che la compagnia armatoriale è una associazione criminale dedita all’attività per lucro e che per fare questo si è inventata la nostra associazione, la “Mediterranea”. È solo un modo per cercare di infangarmi”.

Nel corso dell’intervista Casarini ha richiamato il caso di Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace divenuto famoso a livello internazionale per la sua linea politica di accoglienza diffusa all’interno del piccolo comune calabrese. Un’attività politica finita poi, nell’ottobre del 2018, nel mirino degli inquirenti con un’indagine culminata con l’arresto dello stesso Lucano.

“Questa qui è un’operazione stile Mimmo Lucano”, rimarca il capomissione, alludendo al fatto che poco dopo il suo arresto l’ex primo cittadino calabrese è stato poi scarcerato: “È una macchina del fango vista tante volte – afferma Casarini -. La società di Mare Jonio non ha mai fatto nulla di illegale”.

“Le decisioni della magistratura, arrivate a poche ore di distanza, allungano l’elenco – spiega Msf in una dichiarazione ad Avvenire – dei numerosi tentativi di criminalizzare il soccorso in mare, che a oggi non hanno confermato alcuna accusa”.

Scrive su Avvenire Nello Scavo, uno dei giornalisti più attenti e documentati sul tema: “La serie di inchieste emerse in queste ore riporta alla memoria la stagione delle indagini contro le Ong partite nel 2017 e mai arrivate a un solo processo. ‘Dopo anni di indagini, in un solo giorno, abbiamo ricevuto dalla Procura di Trapani l’avviso di chiusura delle indagini per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e dal Gup di Catania la decisione di rinvio a giudizio per traffico illecito di rifiuti’, riassume Medici senza frontiere. ‘Le decisioni della magistratura, arrivate a poche ore di distanza, allungano l’elenco dei numerosi tentativi di criminalizzare il soccorso in mare, che a oggi non hanno confermato alcuna accusa, ma che – si legge nella nota dell’organizzazione umanitaria – insieme alle ciniche politiche dell’Italia e dell’Europa hanno pericolosamente indebolito la capacità di soccorso nel Mediterraneo centrale, al drammatico costo di migliaia di vite umane’”.

Ha qualcosa sa dire, presidente Draghi?

(Globalist)

 

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