20 Aprile, 2024
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Zingaretti a Barbara D’Urso: «Dimissioni irrevocabili, ho voluto dare una scossa al Pd»

Il segretario uscente conferma che non ci ripenserà. «Il Pd ha tante energie, è una grande forza popolare e troverà un successore. Ora penso alla Regione Lazio»

«Dimissioni irrevocabili? Sì, non cambio idea. È stato un atto d’amore». Nicola Zingaretti conferma a «Non è la D’Urso» che non torna indietro. «Il Pd non è un partito di un leader. Ci sono tante energie, è una grande forza popolare. Ci sarà sempre. Io non scompaio, ho tantissime cose da fare. Chi sarà il mio successore lo deciderà il congresso. In questo momento io sono il presidente della Regione Lazio. Il sindaco di Roma no, non è il mio obiettivo. Devo governare la mia Regione e sono concentrato solo su quello». Poi una considerazione politica: «C’è una cosa che mi ha dato fastidio: tutti insieme abbiamo voluto il governo Conte, abbiamo sostenuto questo governo, il gruppo dirigente l’ha difesa questa scelta. Quando questo progetto non è andato in porto ci siamo girati e non c’era più nessuno e ci hanno accusato `o Conte o morte´. Credo molto nel pluralismo, ma quando il pluralismo significa stare zitti nelle riunioni e poi attaccare nelle dichiarazioni pubbliche diventa una cosa di diverso».

La polemica per il tweet

«Io penso che tutta la politica deve rinnovarsi. Tutta la politica italiana dovrebbe aprirsi ed essere più vicina alle persone. In particolare il Pd. Ho voluto dare una scossa quando ho percepito il rischio che potesse un po’ di implodere dentro le dinamiche interne. Questo è un atto d’amore alla viglia di una grande stagione nella quale servirà la politica». Zingaretti si è soffermato anche sulle polemiche scoppiate dopo il suo tweet di solidarietà alla conduttrice Barbara D’Urso. «La tua è una bella trasmissione, molto popolare. Io sono contro il populismo che però si combatte con una politica popolare non con la puzza sotto il naso. Mi è sembrato giusto darti la mia solidarietà, ma siamo stati investiti da critiche. Anche quello era un segnale che bisognava attaccare comunque».

Letta si chiama fuori

Intanto, uno dei possibili successori, Enrico Letta, si chiama fuori. «Con sorpresa ho letto il mio nome sui giornali— scrive su Twitter — come possibile nuovo segretario del PD. Quel che penso è che l’Assemblea tutta debba chiedere a Nicola Zingaretti, al quale va la mia stima e amicizia, di riprendere la leadership. Peraltro io faccio un’altra vita e un altro mestiere». Da più parti anche domenica sono arrivati appelli al ripensamento. Stefano Vaccari, responsabile organizzazione del Pd, su Il Mattino, ha esplicitamente detto di «sperare che sia ancora Zingaretti a guidare il Pd», e parole analoghe le ha dette Virginio Merola, sindaco di Bologna. Un auspicio condiviso dal capogruppo Graziano Delrio, che pure non è della maggioranza dato che alle primarie ha sostenuto Maurizio Martina. Certo è pure arrivata una critica alla «linea di Goffredo Bettini» seguita da Zingaretti, espressa da padre Francesco Occhetta, scrittore della Civiltà cattolica sulla politica italiana fino a un anno fa e oggi docente alla Gregoriana. Essa fa seguito a quella di un’altra rivista cattolica di ispirazione ulivista, Il Regno. Critiche girate sulle chat degli esponenti di Base riformista.

(Corriere.it)

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