19 Aprile, 2024
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Web tax più vicina, gli Stati Uniti tolgono il veto

Il segretario al Tesoro Usa Janet Yellen annuncia al G20 l’abbandono della clausola del “porto sicuro”, principale ostacolo all’accordo per tassare le società digitali. Il ministro Franco: “Obiettivo intesa a luglio”

La web tax accelera ed è possibile un’intesa internazionale entro metà di quest’anno. E’ uno dei temi “pilotati” dalla presidenza italiana del G20 che si è tenuto ieri “da remoto” con base a Roma, e rappresenta un primo concreto passo in avanti verso la regolamentazione di questo cruciale settore. “La nuova posizione degli Stati Uniti sta facilitando il conseguimento di un accordo sulla tassazione delle società multinazionali”, ha detto il nostro ministro dell’Economia Daniele Franco, nel corso della conferenza stampa al termine del vertice.

Una soluzione frutto naturalmente di un cambiamento di clima a Washington, con l’uscita di scena di Trump e l’avvento dell’amministrazione Biden. Durante il G20 il segretario al Tesoro Janet Yellen ha comunicato ai ministri degli altri 19 Paesi che gli Stati Uniti hanno abbandonato la clausola del “porto sicuro” chiesta dalla precedente amministrazione e che rappresentava uno dei principali ostacoli al raggiungimento di un accordo in sede Ocse.

Anche il ministro dell’Economia Daniele Franco ha detto che Yellen “ha espresso un rinnovato impegno degli Stati Uniti finalizzato alla ricerca di un accordo multilaterale, sottolineando l’impegno al conseguimento di una soluzione in contesto globale”. “Noi riteniamo – ha aggiunto il ministro  – che questo faciliterà un accordo”. Franco ha poi spiegato che “la scadenza fissata già l’anno scorso è quella di metà 2021. Quindi si spera che si possa raggiungere un accordo nel corso della riunione di Venezia previsto per luglio”.

Le riforme, come è stato riferito dal ministro, che ha fatto l’esempio della Microsoft, si concentreranno sulle società multinazionali fissando aliquote minime su tutti i paesi (la parola chiave è di nuovo “multilateralità”) e sul meccanismo di ripartizione dei profitti delle società nelle varie nazioni dove sono presenti. Le multinazionali del web saranno dunque un “di cui” dell’intero progetto di intesa globale.

(La Repubblica)

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