19 Aprile, 2024
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Le foreste sotto attacco non riescono più a trattenere il carbonio (di F. Sellari)

Uno studio lancia l’allarme. In Amazzonia bilancio positivo solo nelle zone a gestione delle comunità indigene

Le foreste aiutano a contenere la crisi climatica: sono un importante serbatoio di carbonio.

Tra il 2001 e il 2019 hanno assorbito una quantità di CO2 doppia rispetto a quella emessa. La loro efficienza è però messa a dura prova da una gestione spesso non sostenibile, dalla deforestazione che non si ferma e dagli incendi dolosi. E, paradossalmente, potrebbero trasformarsi molto presto in emettitori netti di carbonio. E’ quello che emerge da un’analisi pubblicata sulla rivista Nature Climate Change alla quale hanno lavorato ricercatori provenienti da diverse università e centri di ricerca statunitensi, tra i quali il World Resources Insititute, il Nasa Jet Propulsion Lab, il Woodwell Climate Research Center e l’Università del Maryland.

Lo studio fotografa il bilancio carbonico delle foreste. L’anidride carbonica immagazzinata viene, infatti, reimmessa nell’atmosfera in grandi quantità quando gli alberi muoiono, vengono abbattuti o tagliati per produrre legname. L’abbattimento di una parte di una foresta antica rilascia nell’atmosfera carbonio accumulato in secoli di esistenza.

La ricerca combina dati provenienti da misurazioni effettuate a livello del suolo e da rilevazioni satellitari. In base a queste rilevazioni si è potuta creare una mappa con i flussi di carbonio per tutte le aree forestali del globo. L’analisi stima che le foreste del mondo abbiano emesso una media di 8,1 miliardi di tonnellate di CO2 ogni anno, principalmente a causa della deforestazione. Nello stesso periodo, ne hanno assorbito 16 miliardi di tonnellate, una quantità equivalente al 30% del totale delle emissioni prodotte dalle attività umane.

Le buone notizie però finiscono qui. Lo studio presenta il contributo allo stoccaggio della CO2 delle tre maggiori foreste tropicali esistenti, in assoluto gli ecosistemi più importanti per mitigare il climate change. Queste sono localizzate in Amazzonia, nel bacino del fiume Congo e nel Sud Est asiatico. Di queste tre, solo l’area africana conserva una quantità sufficiente di foreste permanenti sufficiente a mantenere la funzione di serbatoio di carbonio in grado di sequestrare, al netto delle emissioni, 600 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Una quantità, per intenderci, comparabile ad un terzo delle emissioni annuali del settore trasporti negli Stati Uniti.

Negli ultimi 20 anni, invece, il taglio degli alberi per far posto alle piantagioni (come caucciù e palma da olio) e gli incendi incontrollati hanno trasformato le foreste del Sud Est asiatico in emettitori netti di anidride carbonica. Ogni anno rilasciano, mediamente, 490 milioni di tonnellate di anidride carbonica nell’atmosfera. Pur rimanendo un serbatoio di carbonio, il bilancio della foresta amazzonica è quasi neutrale, riuscendo ad assorbire soltanto 100 milioni di tonnellate di anidride carbonica l’anno. Nell’America del Sud la deforestazione ha subìto un pericoloso incremento negli ultimi quattro anni. Qui gli alberi vengono abbattuti principalmente per far posto al bestiame, all’industria estrattiva e alla soia.

La mappa amazzonica elaborata dallo studio ci dice molto anche su quel che possiamo fare per far sì che le foreste rimangano uno dei nostri principali alleati contro il global warming: il 27% delle aree forestali che meglio contribuiscono allo stoccaggio del carbonio ricade in aree protette. Entrando più nello specifico, si scopre che le comunità indigene hanno una capacità di conservazione e gestione in linea con gli obiettivi di salvaguardia del clima e contrasto ai cambiamenti climatici.

I ricercatori hanno notato, ad esempio, il contrasto netto tra la capacità di assorbire carbonio della foresta che ricade nella riserva protetta Menkragnotí – stato del Parà, circa cinque milioni di ettari gestiti da comunità indigene – e le aree circostanti. “Le foreste nella riserva – scrivono i ricercatori – continuano ad assorbire approssimativamente 10 milioni di tonnellate di anidride carbonica in più rispetto a quelle che emettono. L’area circostante la riserva indigena di Menkragnotí è diventata una fonte netta di carbonio a causa del disboscamento per far posto a industrie minerarie, pascoli e piantagioni di soia”.

Il riconoscimento delle comunità indigene in quanto proprietarie delle loro terre e il rafforzamento delle loro prerogative – affermano i ricercatori – è una strategia collaudata per proteggere le foreste permanenti e migliorare la loro capacità di accumulare carbonio.

(Huffpost)

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