29 Marzo, 2024
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Rider: obbligo di assumerne 60mila e multe sulla mancata sicurezza per 733 milioni alle società.

Greco: “Non sono schiavi ma cittadini”

Verificata la posizione dei fattorini impiegati nelle piattaforme digitali di consegna del cibo. L’indagine avviata dalla procura dopo vari infortuni stradali durante il lockdown: sei indagati.

In una chat la radiografia di una gamba rotta

I rider sono lavoratori subordinati, gestiti non da un capoufficio ma da un’intelligenza artificiale. Dopo un lavoro svolto in gran segreto, la procura della Repubblica di Milano tira le fila. E se il procuratore capo Francesco Greco cita lo “schiavismo”, il comandante dei carabinieri Antonino Bolognani, ex investigatore dei tempi di Mani Pulite, dice: “Abbiamo verificato la posizione di 60mila fattorini che venivano impiegati da queste piattaforme digitali, rider, del cibo. Anche per la consegna di altri generi. Un’indagine complessa, qui ragioniamo in termini di numeri incredibili”. L’indagine era stata avviata dalla procura, dopo vari infortuni stradali, perché durante il lockdown i rider, che, come dice il procuratore capo Greco “hanno svolto una funzione essenziale sia per portare da mangiare a un sacco di gente sia per permettere a molte imprese di sopravvivere”, sono finiti in ospedale. Nelle carte degli inquirenti ci sono alcune chat tra i lavoratori. Per esempio in una compare la radiografia di una gamba spezzata durante un incidente e la frase: “E adesso come faccio a lavorare?”.

Le contestazioni della pm Maura Ripamonti e del procuratore aggiunto Tiziana Siciliano hanno portato ad ammende per 733 milioni di euro che riguardano la violazione di norme sulla salute e sulla sicurezza del lavoro. Indagati anche sei datori di lavoro di quattro società che sono operative in tutta Italia: Just Eat, Uber Eats, Glovo e Deliveroo. Oggi sono stati inviati verbali alle aziende con cui si impone l’assunzione di circa 60mila lavoratori in tutta Italia. Le quattro aziende avranno 90 giorni per mettersi in regola ed estinguere il reato. Altrimenti arrivano i decreti ingiuntivi e il procedimento va avanti.

I carabinieri del Nil, gruppo specializzato nella materia del lavoro, accertando anche con Inail e Inps sul tipo di rapporto di lavoro dei “ciclofattorini”, hanno inquadrato la questione grazie a una serie di analisi sulla posizione dei rider e alla verifica in strada: in un giorno solo sono stati controllati mille lavoratori in tutto il paese. Parallelamente la procura ha annunciato anche una serie di accertamenti fiscali di cui si occupa il Nucleo di polizia economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Milano. Dopo l’indagine del pm Paolo Storari sui possibili “caporali digitali”, e cioè sfruttatori del lavoro illegale, ha aperto un’indagine fiscale nei confronti di varie società, per verificare se non ci fosse una stabile organizzazione occulta e riportare a tassazione redditi prodotti in italia dai rider. Un fasciolo è già aperto per quanto riguarda Uber Eats, altri verranno aperti anche per le altre piattaforme.

“Sono emersi – dice Greco – pagamenti fatti online e non sappiamo dove vengono recepiti, ma il rapporto di lavoro e l’organizzazione dei rider è guidata sul territorio italiano. Sono stati sentiti moltissimi rider sono state verificate le modalità di lavoro, sono state analizzate le conseguenze di eventuali comportamenti in caso di caduta del ranking di un rider e quindi la possibilità di non dare lavoro a chi si era fermato per bisogni fisici. Le conclusioni a cui siamo arrivati è che si tratta di un rapporto di lavoro subordinato”.I contratti firmati sono per lavoratori autonomi, ma in realtà si tratta di collaborazioni coordinate e continuative e quindi di lavoratori parasubordinati.

Un modo di vedere la questione che può cambiare radicalmente la situazione dei rider e degli acquisti a domicilio. “La cosa che mi ha colpito – conclude Greco – è che la maggior parte di questi rider controllati sono tutti risultati con permesso di soggiorno e in maniera regolare in Italia. Non è un approccio morale al tema, ma giuridico che è necessario. Non è più il tempo di dire sono schiavi, è il tempo di dire che sono cittadini che hanno bisogno di una tutela giuridica”. E come sottolinea Bolognani, dal punto di vista dei carabinieri, “Qui c’è un aspetto rilevante dal punto di vista penale. Salute e sicurezza”. E bisogna rispettare alcune prescrizioni, altrimenti “Ne va dell’incolumità dei lavoratori”. Da qui la pesantezza delle ammende contestate.

(La Repubblica)

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