19 Aprile, 2024
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Mafia. Morto Raffaele Cutolo, fondatore della Nuova camorra organizzata

Aveva 79 anni. Nonostante la lunga detenzione restava un simbolo per molti criminali

È morto, questa sera, all’età di 79 anni Raffaele CutoloFondatore e boss della Nuova camorra organizzata, era rinchiuso nel carcere di Parma, ma il decesso, alle 20.21 è avvenuto all’ospedale Maggiore della città emiliana .

Nell’ultimo periodo era stato più volte trasferito dal carcere al reparto ospedaliero destinato ai detenuti. Cutolo soffriva infatti di problemi respiratori. L’avvocato Gaetano Aufiero, legale del boss ha fatto sapere che “le esequie – ha aggiunto il legale – si svolgeranno in forma privatissima ad Ottaviano”.

Nel respingere l’ultima istanza di differimento della pena, fatta dalla difesa del boss per le condizioni di salute, il tribunale di Sorveglianza di Bologna aveva sottolineato, a giugno 2020, come le sue condizioni fossero compatibili con la detenzione. Ma soprattutto come, nonostante l’età, Cutolo fosse ancora un simbolo. “Si può ritenere che la presenza di Raffaele Cutolo potrebbe rafforzare i gruppi criminali che si rifanno tuttora alla Nco, gruppi rispetto ai quali Cutolo ha mantenuto pienamente il carisma“, scrivevano i giudici. E subito proseguivano: “Nonostante l’età e la perdurante detenzione rappresenta un simbolo per tutti quei gruppi criminali” che continuano a richiamarsi al suo nome.

Il fondatore della Nuova camorra organizzata, O’professore di Ottaviano (Napoli) era detenuto in regime di 41 bis condannato in via definitiva a 4 ergastoli. Ritenuto responsabile di stagioni sanguinarie che vanno dalla fine degli anni ’70 alla fine degli anni ’80. Cutolo è stato giudicato colpevole anche degli omicidi dell’ex vicedirettore del carcere di Poggioreale Giuseppe Salvia e per il delitto di Marcello Torre, avvocato e sindaco di Pagani.

“È morto il boss Raffaele Cutolo, un capo sanguinario della camorra, protagonista della trattativa tra i servizi segreti ed esponenti della Dc per la liberazione di un assessore regionale campano rapito dalle Brigate Rosse. Ha portato con se i misteri del caso Cirillo”. Lo scrive in un tweet il senatore Sandro Ruotolo del Gruppo Misto, che ricorda come Cutolo sia stato coinvolto nelle trattative per la liberazione del politico democristiano campano Ciro Cirillo, rapito dalle Brigate Rosse il 27 aprile 1981 a Torre del Greco. Il suo rilascio da parte dei brigatisti avvenne in seguito a trattative e intrecci mai chiariti tra Brigatisti, camorristi della Nco e i servizi segreti italiani.

Chi era Raffaele Cutulo

Il boss entrato nella leggenda già da vivo come ‘o professore ha passato molti dei suoi anni in tanti istituti di pena italiani.

Nel 1980 Cutolo acquistò da Maria Capece Minutolo, vedova del principe Lancellotti di Lauro, il Castello Mediceo, a Ottaviano, poi confiscato nel 1991 e ora del Comune del paese vesuviano, quello in cui i suoi genitori avevano lavorato come guardiani, pagandolo 270 milioni di lire.

È stato condannato a quattro ergastoli da scontare a partire dal 1995 in regime di 41 bis. Il boss ha più volte criticato tale regime che, a suo parere, viola i diritti umani. Per il primo omicidio, Cutolo ebbe una condanna a 22 anni in Appello, che comincia a scontare nel carcere di Napoli-Poggioreale. Ed è in questo istituto di pena che emergono la sua personalità e il suo carisma, quando, nelle dinamiche di relazione dei detenuti, sfida a duello il boss Antonio Spavone, una sfida con il coltello a scatto, la molletta, alla quale questi non si presentò.

Cutolo diventa presto il protettore di tutti i detenuti. Nel 1970 torna libero per decorrenza termini e si occupa di contrabbando di sigarette, un business lucroso che lo mette in contatto con la mala pugliese e poi con le ‘ndrine dei Mamolito, dei Cangemi e dei De Stefano.

Viene di nuovo arrestato nel 1971, ed è di nuovo a Poggioreale che medita la nascita della Nuova camorra organizzata. Un modello nuovo di clan, basato sui meccanismi piramidali (picciotto, camorrista, sgarrista,
capozona e santista) della mafia siciliana e della ‘ndrangheta, con affiliazione attraverso rituali di ispirazione massonica e culto della personalità del capo; ma soprattutto una concezione della criminalità organizzata ideologizzata, con una ispirazione meridionalista e ribellista, dotata però anche di una capacità economica, tanto che Cutolo vuole accanto a sè un imprenditore, Alfonso Rosanova, capace di moltiplicare il denaro che proviene dagli affari illeciti. E poi c’è l’organizzazione paramilitare, la base di picciotti giovani e spietati reclutati nel sottoproletariato desideroso di riscatto e di denaro facile.

Raffaele Cutolo, ‘o professore nonostante abbia solo una licenza elementare, è figlio di un mezzadro e di una lavandaia di Ottaviano, paesino alle falde del Vesuvio, Michele e Carolina Ambrosio. Nasce il 4 novembre 1941 e la sua carriera criminale l’ha costruita nella cornice di avventure romanzesche e forse romanzate. Poeta e duellante con la ‘mollettà dentro un carcere; pazzo per finta o per davvero; evaso dal manicomio giudiziario di Aversa; latitante, padre che vede l’unico figlio maschio ed erede ucciso dalla ‘ndrangheta; l’uomo che pare abbia ispirato il celebre “professore” di Fabrizio De Andrè della canzone Don Raffaè, e probabilmente ha urinato sulle scarpe di Totò Riina come racconta un pentito; il boss che ha sposato nel carcere dell’Asinara una donna molto giovane e che poi l’ha resa madre con l’inseminazione artificiale, ha quattro ergastoli sulle spalle e ha compiuto pochi mesi 79 anni.

A 22 anni commise il suo primo omicidio, il 24 settembre 1963, durante una rissa; la vittima è Mario Viscito, che ha fatto un apprezzamento di troppo alla sorella di Cutolo, Rosetta, la donna che lo ha affiancato anche anni dopo nella gestione del potere criminale. Ha riconosciuto due figli, Roberto, nato dalla breve relazione con Filomena Liguori, e Denise, figlia di Immacolata Iacone, la donna che sposerà nel carcere dell’Asinara, concepita con l’inseminazione artificiale e che lo vedrà sempre dietro le sbarre.

Due i nipoti, Raffaele, 34 anni, suo omonimo, e Roberta, 30 anni, entrambi figli di Roberto, pregiudicato, ucciso a Tradate, in Lombardia, da affiliati della ‘ndrangheta il 19 dicembre 1990, per volontà di uno dei maggiori antagonisti di Cutolo, il boss vesuviano Mario Fabbrocino.

(Avvenire)

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