18 Aprile, 2024
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Catalogna, exit poll: vincono gli indipendentisti moderati di Esquerra, ma i socialisti sono il partito più votato

Scrutatori in un seggio catalano indossano le tute protettive nell’ultima ora di votazione, riservata agli elettori contagiati dal Covid-19 (reuters)

Si profila una maggioranza assoluta di seggi per le forze separatiste, ma i radicali di Junts per Catalunya sarebbero relegati al terzo posto. Irrompe nel Parlamento regionale l’estrema destra di

BARCELLONA – Alla chiusura dei seggi, i primi exit poll – diffusi dalla rete pubblica Tv3 – sul risultato delle elezioni regionali catalane attribuiscono la vittoria agli indipendentisti di Esquerra Republicana, il partito di Oriol Junqueras e dell’attuale presidente della Generalitat Pere Aragonès: 36-38 seggi per loro (su un totale di 135 del Parlamento catalano), ma il secondo posto per numero di voti. Il partito più votato sarebbe il Psc, i socialisti guidati da Salvador Illa, l’ex ministro della Sanità del governo Sánchez, che otterrebbero 34-36 seggi. Per i socialisti significa raddoppiare il numero di deputati regionali rispetto a tre anni fa, quando ne ebbero 17. Al terzo posto l’altra grande forza indipendentista, Junts per Catalunya, il partito dell’ex presidente Carles Puigdemont, che con la candidata Laura Borràs, conquisterebbero fra i 30 e i 33 seggi. A destra, il partito più votato sarebbe quello degli estremisti di Vox, finora assenti in Catalogna, che con 6-7 seggi, scavalcherebbero il Pp che si ferma a 4-5. Tracollo per l’altra formazione di centrodestra, Ciudadanos, vincitrice delle precedenti elezioni con 36 seggi: perde circa l’ottanta per cento dei voti e si ferma a 6-7 seggi.

Molto bassa l’affluenza alle urne: Alle 18, due ore prima della chiusura dei seggi, avevano votato il 45,7 per cento degli elettori, 22,5 punti in meno rispetto alle regionali del 2017. Un calo che può essere però in parte spiegato dall’alto numero di catalani che hanno votato per posta: oltre 250mila, il 300 per cento in più in rapporto alle ultime elezioni.

(La Repubblica)

 

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