20 Aprile, 2024
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Ai Focolarini. Il Papa: il carisma è creativo, le crisi sono una benedizione

Francesco ha ricevuto una rappresentanza del Movimento, con la presidente uscente Voce e la neo eletta Karram. Ha messo in guardia dall’autoreferenzialità e raccontato una barzelletta

Il “dopo Chiara Lubich”, l’importanza delle crisi, vivere la spiritualità con coerenza e realismo. Sono questi i tre punti della riflessione che papa Francesco ha affidato al Movimento dei Focolari, ricevendo stamani in Aula Paolo VI una piccola (per motivi Covid) rappresentanza dei partecipanti all’Assemblea generale, in corso online dal 24 gennaio al 7 febbraio 2021. In apertura dell’udienza, hanno rivolto un saluto al Pontefice la presidente uscente Maria Voce, succeduta alla fondatrice Lubich, e la neo eletta Margaret Karram, araba-israeliana di famiglia palestinese. Il Papa ha salutato e stretto cordialmente le mani a entrambe.

Nel suo saluto Karram ha ricordato lo storico incontro di preghiera per la pace in Terra Santa, nel luglio del 2014 nei Giardini Vaticani, con papa Francesco e i presidenti israeliano e palestinese, e ha detto, tra l’altro: “Non mi piace la parola presidente, io sono figlia della Chiesa e voglio essere a suo servizio e di tutti”. Affermazione alla quale il Papa ha risposto con il gesto del pollice alzato. Karram ha citato le parole di Francesco a Loppiano, nel maggio del 2018, quando disse: “Voi siete agli inizi, un piccolo seme gettato nei solchi della storia che deve mettere radici robuste”.

Ringraziando per il ricordo di “quella giornata di preghiera per la pace e l’unità in Terra Santa”, Francesco ha esortato a “portare nel cuore la Terra Santa sempre, sempre”. Rivolgendosi quindi ai Focolarini, ha detto: “Per incoraggiarvi nel vostro cammino, desidero offrirvi alcune riflessioni in 3 punti: il dopo fondatrice, l’importanza delle crisi, vivere la spiritualità con coerenza e realismo”IL TESTO DEL DISCORSO

Fedeltà alla fonte, ma il carisma è creativo

“A dodici anni da quando Chiara Lubich è partita per il Cielo – ha ricordato Francesco -, siete chiamati a superare il naturale smarrimento e anche il calo numerico, per continuare ad essere espressione viva del carisma di fondazione. Esso richiede, lo sappiamo, una fedeltà dinamica, capace di interpretare i segni e i bisogni dei tempi e di rispondere alle nuove istanze che l’umanità pone. Ogni carisma è creativo, non è una statua da museo“.

“Si tratta di rimanere fedeli alla fonte originaria – ha proseguito Francesco – sforzandosi di ripensarla ed esprimerla in dialogo con le nuove situazioni sociali e culturali. Quest’opera di aggiornamento è tanto più fruttuosa quanto più viene realizzata armonizzando creatività, saggezza, sensibilità verso tutti e fedeltà alla Chiesa”. Secondo il Pontefice, la spiritualità dei Focolari, “caratterizzata dal dialogo e dall’apertura ai diversi contesti culturali, sociali e religiosi, può certamente favorire questo processo. L’apertura agli altri, chiunque essi siano, è sempre da coltivare: il Vangelo è destinato a tutti, ma non come proselitismo, no, è destinato a tutti come fermento di umanità nuova in ogni luogo e in ogni tempo”.

“Questo atteggiamento di apertura e dialogo – ha proseguito – vi aiuterà a evitare ogni autoreferenzialità, che non è buona (guardarsi allo specchio va bene per pettinarsi!), che non viene mai dallo spirito buono. È quello che auspichiamo per tutta la Chiesa: guardarsi dal ripiegamento su sé stessi, che induce a difendere sempre l’istituzione a scapito delle persone, e che può portare anche a giustificare o a coprire forme di abuso. Con tanto dolore lo abbiamo scoperto e vissuto in questi anni”.

“L’autoreferenzialità – ha insistito – impedisce di vedere errori e mancanze, frena il cammino, ostacola una verifica aperta dei procedimenti istituzionali e degli stili di governo. È meglio invece essere coraggiosi e affrontare con parresia e verità i problemi, seguendo sempre le indicazioni della Chiesa, che è vera Madre, e rispondendo alle esigenze della giustizia e della carità. L’autocelebrazione non rende un buon servizio al carisma”.

Le crisi sono una benedizione

Non si può vivere senza crisi: le crisi sono una benedizione. Anche nella vita delle istituzioni. “Ne ho parlato nel recente discorso alla Curia romana“, ha ricordato Francesco. “Il conflitto è brutto, può dividere, ma la crisi è un’opportunità per crescere”. “Ogni crisi – ha spiegato – è una chiamata a nuova maturità; è un tempo dello Spirito, che suscita l’esigenza di operare un aggiornamento, senza scoraggiarsi davanti alla complessità umana e alle sue contraddizioni”.

“Oggi – ha proseguito – si sottolinea molto l’importanza della resilienza di fronte alle difficoltà, cioè la capacità di affrontarle positivamente traendo da esse delle opportunità. È compito di chi ricopre incarichi di governo, a tutti i livelli, adoperarsi per affrontare nel modo migliore, più costruttivo, le crisi comunitarie e organizzative; invece le crisi spirituali delle persone, che coinvolgono l’intimità del singolo e la sfera della coscienza, richiedono di essere affrontate prudentemente da chi non ricopre incarichi di governo, ad ogni livello, all’interno del Movimento”. “Questa è una buona regola che vale non solo per i momenti di crisi delle persone, vale in generale per il loro accompagnamento nel cammino spirituale. È quella saggia distinzione tra foro esterno e foro interno che l’esperienza e la tradizione della Chiesa ci insegna essere indispensabile. Infatti, la commistione tra ambito di governo e ambito della coscienza dà luogo agli abusi di potere”.

Vivere la spiritualità con coerenza e realismo

Di una persona si dice, osserva Francesco, che “è autorevole” perché è coerente. “La meta ultima del vostro carisma coincide con l’intenzione che Gesù ha presentato al Padre nella sua ultima, grande preghiera: che ‘tutti siano una sola cosa’ (Gv 17,21), ben sapendo che essa è opera della grazia del Dio Uno e Trino: ‘Come tu, Padre sei in me e io in te, siano anch’essi in noi’. Questo intento richiede un impegno in una duplice prospettiva: al di fuori del Movimento e all’interno di esso”.

“Per quanto riguarda l’agire all’esterno, vi incoraggio ad essere – e in questo la Serva di Dio Chiara Lubich ha dato tanti esempi – testimoni di vicinanza con l’amore fraterno che supera ogni barriera e raggiunge ogni condizione umana. È la strada della prossimità fraterna, che trasmette la presenza del Risorto agli uomini e alle donne del nostro tempo, a partire dai poveri, dagli ultimi, dagli scartati; lavorando insieme alle persone di buona volontà per la promozione della giustizia e della pace”.

“Circa l’impegno all’interno del Movimento – prosegue Bergoglio – vi esorto a promuovere sempre più la sinodalità, affinché tutti i membri, in quanto depositari dello stesso carisma, siano corresponsabili e partecipi della vita dell’Opera di Maria e dei suoi fini specifici. Chi ha la responsabilità del governo, è chiamato a favorire e attuare una trasparente consultazione non solo in seno agli organi direttivi, ma a tutti i livelli, in virtù di quella logica di comunione secondo la quale tutti possono mettere al servizio degli altri i propri doni, le proprie opinioni nella verità e con libertà”.

Una barzelletta finale: perché i Focolarini sorridono?

Concludendo il suo discorso, Francesco ha ringraziato i Focolarini “per la vostra gioiosa testimonianza del Vangelo”. “Si dice che i Focolarini sorridono sempre”, ha detto. E a questo proposito ha raccontato una barzelletta. “Mi ricordo una volta che ho sentito parlare dell’ignoranza di Dio. Ci sono quattro cose che Dio non può conoscere: cosa pensano i Gesuiti, quanti soldi hanno i Salesiani, quante congregazioni di suore ci sono e di cosa sorridono i Focolarini”.

“Non dimenticate di pregare per me, perché ne ho bisogno. Grazie”, ha concluso, salutando poi personalmente i presenti, uno ad uno, con un sorriso e un cenno reciproco del capo, a distanza.

(Avvenire)

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