18 Aprile, 2024
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Viaggio nella ‘fabbrica’ italiana dei monoclonali

Abbiamo intervistato Aldo Braca, titolare della Bsp Pharmaceuticals di Latina, che ha alle spalle una lunghissima esperienza ai vertici di grandi multinazionali. Dai suoi impianti esce il Bamlanivimab, un farmaco che può salvare vite umane e dare respiro alle strutture ospedaliere

“Il monoclonale della Eli Lilly ha un nome difficile: Bamlanivimab. È un farmaco che può salvare vite umane e dare respiro alle nostre strutture ospedaliere, non in conflitto ma complementare ai vaccini”.

Aldo Braca, 72 anni, titolare della Bsp Pharmaceuticals di Latina, non ha ancora fatto il vaccino (“Lo farò certamente, appena possibile. Dobbiamo farlo tutti”). Alle spalle una lunghissima esperienza ai vertici di grandi multinazionali, prima fra tutte la Bristol, soprattutto negli Stati Uniti ma anche nel nord Europa, l’imprenditore ha sempre, di fatto, acquisito e costruito stabilimenti e li ha organizzati.

Braca ha messo – racconta ironizzando all’AGI – “il cumulo degli errori commessi nei tanti anni di carriera” a disposizione del progetto Bsp in un territorio, quello della provincia di Latina, che vantava un distretto farmaceutico di alto livello, prima di essere piegato dalla crisi determinata dalla fine della Cassa del Mezzogiorno ormai più di venti anni fa.

“Nel 2006 – continua Braca – ho acquistato lo stabilimento dopo che Tetra Pak aveva deciso di chiudere i battenti e mettere in mobilità i 110 dipendenti rimasti. È stata una sfida, soprattutto personale, perché dovevo decidere se chiudere la mia esperienza lavorativa o proseguire con un progetto gravoso, anche per gli impegni che assumevo con il territorio. Nel giro di tre anni, grazie anche al sostegno istituzionale arrivato dal territorio e a livello regionale, siamo partiti con le prime commesse, sempre dagli Stati Uniti e dal Giappone dove si trovano i nostri principali clienti che sono poi le quindici aziende farmaceutiche più grandi del mondo, e – riconvertendo anche le capacità degli ex operai Tetra Pak – abbiamo iniziato questa avventura. Quanti dipendenti? Erano 110, oggi siamo circa 800”.

“Noi puntiamo solo su farmaci frutto di una ricerca innovativa – prosegue Braca – e cerchiamo di fare la nostra parte rendendo ‘producibili’ queste idee”. L’azienda oggi produce oltre cento tipi di monoclonali, prevalentemente antitumorali, ed è balzata agli onori delle cronache per il farmaco del momento brevettato dall’americana Eli Lilly, che proprio a Latina ha trovato un piano industriale – riadattato per l’emergenza Covid con linee produttive riconvertite e realizzate ad hoc – che lo ha reso “producibile” su larga scala. Questa attività ha costretto la Bsp ad anticipare di almeno tre anni un piano industriale già ambizioso assumendo altri cento dipendenti in tre mesi (arrivando ad oltre 800 – il 50% laureati – cui vanno aggiunti i circa trecento di indotto) e ad accelerare i cantieri produttivi che già stava realizzando dall’acquisizione di un altro sito dismesso, quello di proprietà della farmaceutica Gambro che ha lasciato il territorio pontino ormai diversi anni fa.

Oggi la Bsp è un punto di riferimento grazie alle qualificazioni ottenute anche dalla Fda che le hanno permesso di rispondere subito alla sfida del Covid e alle richieste dei clienti statunitensi. “A febbraio dello scorso anno – ricorda ancora Aldo Braca – ci siamo resi conto della situazione e in virtù del rapporto privilegiato con la Eli Lilly, azienda con cui abbiamo una collaborazione consolidata, abbiamo iniziato a lavorare alla sfida dei monoclonali per il Covid-19 riconvertendo un impianto che avevamo creato per la lavorazione dei citotossici. Abbiamo deciso di anticipare di tre anni i nostri investimenti che, a conti fatti, arriveranno ad oltre 500 milioni di euro complessivi entro pochi anni con il doppio dei dipendenti a pieno regime”.

“Data l’emergenza in Italia ci siamo concentrati molto sui vaccini – si rammarica il manager – e meno sulle cure: forse dovevamo essere più preparati perché è del tutto evidente che siamo in presenza di un farmaco che salva vite umane, evita l’ospedalizzazione e non ha fatto registrare alcun decesso durante la sperimentazione che negli Stati Uniti è giunta alla terza fase. Parliamo di un farmaco molto potente, che contiene 700 milligrammi di anticorpo a fronte dei 100 normalmente presenti negli altri prodotti simili per immunoterapia oncologica”.

Una dose viene inserita in una fiala che poi in ospedale viene somministrata con 250 millilitri di soluzione fisiologica. “Una infusione, niente altro”, evidenzia Braca. L’Italia fa ancora in tempo a recuperare? L’imprenditore risponde con i dati: “In Europa siamo gli unici a fare questo lavoro per la Eli Lilly e quello che posso dire è che oggi abbiamo una capacità produttiva intorno ai 3 milioni annui di dosi: potremo accettare commesse che vadano a incrementare in modo significativo questa capacità che ovviamente, data la complessità della produzione, non può essere illimitata”.

Il futuro è una sfida ma Braca non ha dubbi: “Siamo stati premiati per essere primi nel mondo a offrire servizi di biotecnologie al comparto farmaceutico orientato all’oncologia innovativa, continueremo a crescere perché i nostri programmi lo prevedevano anche prima della pandemia. Certamente non potevamo farci trovare impreparati e l’effetto dato dal farmaco della Eli Lilly porterà un’accelerazione quest’anno. Sappiamo già cosa fare, lo sapevamo anche prima del 2020, e abbiamo progetti fino al 2030 quando, a conti fatti, saremo oltre 1.600 dipendenti più l’indotto. L’importante è investire sulla tecnologia, sulla preparazione del personale, sulla ricerca. Quello che so è che in Europa, nel nostro settore, siamo stati i primi e lo abbiamo fatto imparando anche dalle esperienze di altri Paesi che in tal senso erano molto più avanti del vecchio continente”.

Oggi la Bsp è pronta a fare la sua parte nella guerra al Covid, ma la capacità produttiva non è infinita, come osserva Braca: gli altri Paesi, primi fra tutti gli Stati Uniti e la Germania, sono già in fila.

(Agi)

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