20 Aprile, 2024
spot_imgspot_img

L’effetto Draghi sui Cinque Stelle

Si è passati insomma al ‘mai con Draghi’ al ‘sì se c’è un esecutivo politico’. Adesso effettivamente dipenderà da quello che propone il premier incaricato, perché un conto è dire che il reddito di cittadinanza va migliorato, un altro è cancellarlo

Soltanto qualche giorno fa M5s era alle prese con un’altra fase. Si puntava al ‘Conte ter’ senza se e senza ma. Il leghista Siri, i centristi Saccone e De Poli, per controbilanciare la manovra dei costruttori contiani, organizzavano riunioni con alcuni senatori M5s perplessi sulla linea del Movimento: il pentastellato Mollame, gli ex M5s Drago e Giarrusso e altri 8 esponenti, erano intenzionati a formare un gruppo parlamentare, con una operazione modello ‘Carelli’ alla Camera.

Ora c’è da approcciarsi a Draghi, con il Movimento passato – di fronte al nome dell’ex numero uno della Bce – dalla reazione di pancia, con il capogruppo M5s al Senato, Licheri, che due giorni fa è arrivato alle lacrime per tenere tutti uniti, ad un atteggiamento ‘aperturista’.

Si è passati insomma al ‘mai con Draghi’ al ‘sì se c’è un esecutivo politico’. Adesso effettivamente dipenderà da quello che propone il premier incaricato, perché un conto – spiega una fonte parlamentare M5s – è dire che il reddito di cittadinanza va migliorato, un altro è cancellarlo.

Ma al tavolo ci si siederà e già si parla di due ministri pentastellati sicuri e forse di un terzo. Questo non vuol dire che i mal di pancia nel Movimento siano scomparsi. Tutt’altro.

Resiste un fronte al Senato, dove al momento figurano almeno una quindicina di ‘duri e puri’, pronti anche a costituire, eventualmente, una componente per avere le mani libere. Se però Draghi non dovesse dare indicazioni indigeste a M5s la pattuglia potrebbe assottigliarsi.

Al momento, secondo quanto riferiscono fonti parlamentari M5s, sarebbe scomparsa dal tavolo l’ipotesi del voto su ‘Rousseau’, troppo pericoloso, avrebbe portato non solo grattacapi al gruppo dirigente ma agitato una base che non gradisce una figura considerata troppo vicina all’establishment.

Ma in ogni caso la posizione M5s è cambiata, con il premier uscente Conte che con il suo ‘endorsment’ a Draghipotrebbe cambiare gli equilibri, anche se il suo ‘predellino’ – in pratica una discesa in campo nelle vesti di leader del Movimento (alla Grillo) e di ‘garante’ della coalizione (in vista di una futura candidatura premier) non e’ stata apprezzata da tutti nel Movimento. Condivisa la seconda ‘versione’, meno la prima.

C’è chi nel Movimento ricorda ancora l’operazione ‘responsabili’, le indiscrezioni sulla possibilità di una ‘lista’ o di un ‘partito’ Conte. Il refrain di un’ala pentastellata è che Conte potrebbe dare una mano sempre come ‘apporto’ esterno, meno come guida pentastellata o come ‘federatore’.

Il presidente del Consiglio uscente viene considerato insomma come una risorsa che potrebbe essere espressione anche di una parte ‘centrista’ del Parlamento. “Anche perché – osserva un parlamentare M5s – se si presentasse come leader M5s non potrebbe certamente fare in futuro il candidato premier”.

Ora il Movimento è davanti ad un bivio e la convinzione dei ‘dialoganti’ è che a Draghi convenga di sicuro scegliere il Movimento 5 stelle e non la Lega. Ma pesa la pattuglia che non intende aprire, un gruppo che sotto traccia già chiede che ci sia libertà di coscienza, anche per evitare una scissione.

Un’ala pentastellata non voterebbe a fiducia ma senza uscire dal Movimento. Ed è da registrare il fatto che ci sono alcuni pentastellati a palazzo Madama (pochi in realtà) che minacciano di fare il percorso inverso, di lasciare M5s qualora si dica no a Draghi.

Si aspetta dunque un segnale da Draghi, il ‘modello Ciampi’ potrebbe mettere d’accordo molti, ma non l’intero gruppo. E al ‘partito di Draghi’ si sarebbe iscritto anche Grillo che in questi giorni ha sentito al telefono in diverse occasioni il presidente del Consiglio uscente.

Conte oggi è stato chiaro, “i sabotatori vanno cercati altrove. Ho sempre lavorato e lavorerò per il bene del Paese”. Con un messaggio esplicito al Movimento: “Cari amici, io ci sono e ci sarò”. Il primo passaggio è l’appoggio o meno a Draghi. “È proprio in queste precise circostanze che una forza politica si mostra matura agli occhi del Paese”, dice Di Maio che ieri ha invitato l’assemblea ad ammorbidire le posizioni interne.

“Sabato prossimo andremo alle consultazioni con il presidente incaricato. Ascolteremo attentamente quanto avrà da dirci e porteremo al tavolo il Movimento 5 Stelle con la sua storia, le sue battaglie e le sue visioni. E, chiaramente, fra queste il reddito di cittadinanza è uno dei punti fermi – mette in chiaro Crimi – Perché, oggi piu’ di ieri, nessuno deve rimanere indietro”.

(Agi)

Ultimi articoli