28 Marzo, 2024
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L’Angelus. Il Papa: a luglio la prima Giornata mondiale dei nonni e degli anziani

Si terrà, a partire da quest’anno, la quarta domenica di luglio in prossimità della festa dei Santi Gioacchino ed Anna, i nonni di Gesù

“La vecchiaia è un dono e i nonni sono l’anello di congiunzione tra le diverse generazioni per trasmettere ai giovani l’esperienza di vita e di fede. I nonni tante volte sono dimenticati e non dimentichiamo questa ricchezza di custodire le radici e trasmettere. Per questo ho deciso di istituire la giornata mondiale dei nonni e degli anziani che si terrà in tutta la Chiesa ogni anno la quarta domenica di luglio in prossimità della ricorrenza dei santi Gioacchino e Anna, nonni di Gesù. È importante che i nonni incontrino i nipoti e i nipoti si incontrino coi nonni perché, come dice il profeta Gioele, i nonni davanti ai nipoti sogneranno e i giovani, prendendo forza dai nonni, andranno avanti, profetizzeranno”. Lo ha detto Papa Francesco al termine dell’Angelus.

“Proprio il 2 febbraio – continua – la festa dell’incontro dei nonni con i nipoti. Si celebra oggi la giornata mondiale dei malati di
lebbra, iniziata più di 60 anni fa da Raoul Follereau e portata avanti specialmente dalle associazioni che si ispirano alla sua opera
umanitaria.

Esprimo la mia vicinanza a quanti soffrono per questa malattia, missionari, sanitari e volontari impegnati al loro servizio. La pandemia ha confermato quanto sia necessario tutelare il diritto alla salute per le persone più fragili, auspico che i responsabili delle nazioni uniscano gli sforzi per curare i malati del morbo di Hansen e per la loro inclusione sociale.

Saluto con affetto i ragazzi e le ragazze dell’azione cattolica della Diocesi di Roma – alcuni dei quali presenti insieme a lui – riuniti in sicurezza nelle parrocchie o collegi on line in occasione della carovana per la pace. Nonostante l’emergenza sanitaria, anche quest’anno aiutati da genitori, educatori e dai sacerdoti assistenti vanno avanti con l’iniziativa”.

All’angelus

Ascoltiamo “la parola autorevole di Gesù”, portando sempre “in tasca o nella borsa un piccolo Vangelo, per leggerlo durante la giornata” e chiediamo a Gesù la guarigione dei nostri peccati, mali e malattie spirituali. È l’invito che Francesco rivolge ai fedeli nel commentare, prima della preghiera dell’Angelus di questa quarta domenica del tempo ordinario, il brano del Vangelo di Marco, proposto dalla liturgia, che narra la guarigione dell’indemoniato di Cafarnao.​​

​Si tratta del primo dei sette miracoli di Gesù compiuti di sabato, “giorno dedicato al riposo e alla preghiera” ricorda il Papa, parlando dalla Biblioteca del Palazzo apostolico attraverso i mass media per evitare assembramenti in Piazza San Pietro.

Nella sinagoga di Cafarnao, Gesù legge e commenta le Scritture e “i presenti sono attirati” e meravigliati “dal suo modo di parlare” perché “dimostra un’autorità diversa da quella degli scribi”. Infine, quando un uomo “gli si rivolta contro interpellandolo come l’Inviato di Dio, Lui riconosce lo spirito maligno, gli ordina di uscire da quell’uomo e così lo scaccia”.​​La predicazione e l’opera di guaritore​Francesco sottolinea che questi sono “i due elementi caratteristici dell’azione di Gesù: la predicazione e l’opera taumaturgica di guaritore”,che l’evangelista Marco presenta come “conferma dell’autorità di Gesù e del suo insegnamento”. Infatti, ricorda il Pontefice, “egli predica con autorità propria, come chi possiede una dottrina che trae da sé, e non come gli scribi che ripetevano tradizioni precedenti e leggi tramandate”.​​Ripetevano parole, parole, parole, soltanto parole – come cantava la grande Mina – Erano così, soltanto parole. Invece in Gesù, la parola ha autorità, Gesù è autorevole. E questo tocca il cuore. ​

L’insegnamento di Gesù, infatti “ha la stessa autorità di Dio che parla”. E, con un solo comando, “libera facilmente l’ossesso dal maligno e lo guarisce”. Perchè, spiega Papa Francesco, “la sua parola opera ciò che dice, perché Egli è il profeta definitivo”. E’ Mosé che lo annuncia, e Gesù parla con l’autorità divina, di “Figlio di Dio che ci salva, ci guarisce tutti”.

La guarigione dell’indemoniato poi, per il Papa “mostra che la predicazione di Cristo è rivolta a sconfiggere il male presente nell’uomo e nel mondo”: La sua parola punta direttamente contro il regno di Satana, lo mette in crisi e lo fa indietreggiare, lo obbliga ad uscire dal mondo. Quell’ossesso, raggiunto dal comando del Signore, viene liberato e trasformato in una nuova persona.

Inoltre, prosegue il Papa, la predicazione di Gesù ha “una logica opposta a quella del mondo e del maligno: le sue parole si rivelano come lo sconvolgimento di un ordine sbagliato di cose”. Infatti, quello che il demonio presente nell’ossesso grida all’avvicinarsi di Cristo – “Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci?” – indica per Francesco “la totale estraneità tra Gesù e Satana”. Tra loro non c’è nulla in comune, “sono l’uno l’opposto dell’altro”. Gesù è il profeta che libera, che attira la gente con la sua autorevolezza, “il profeta promesso che è il Figlio di Dio che guarisce”. Ascoltiamo, noi, le parole di Gesù che sono autorevoli: sempre, non dimenticatevi! Portate in tasca o nella borsa un piccolo Vangelo, per leggerlo durante la giornata, per ascoltare quella parola autorevole di Gesù. E poi, tutti abbiamo dei problemi, tutti abbiamo peccati, tutti abbiamo delle malattie spirituali; chiedere a Gesù: “Gesù, tu sei il profeta, il Figlio di Dio, quello che è stato promesso per guarirci. Guariscimi!”. Chiedere a Gesù la guarigione, dei nostri peccati, dei nostri mali.

L’invocazione finale del Papa è rivolta alla Vergine Maria, che “ha custodito sempre nel suo cuore le parole e i gesti di Gesù, e lo ha seguito con totale disponibilità e fedeltà”, perché “aiuti anche noi ad ascoltarlo e seguirlo, per sperimentare nella nostra vita i segni della sua salvezza”.

(Avvenire)

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