19 Aprile, 2024
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Le proposte del Forum Acqua per il Recovery Plan

 

Ripubblicizzazione del servizio idrico

Un grande Piano nazionale per investire su reti idriche-fognatura-depurazione e per contrastare il dissesto idrogeologico

La cosiddetta “riforma” del settore idrico contenuta nel Recovery Plan, di fatto, si sostanzia in una vera e propria strategia di rilancio dei processi di privatizzazione che si incentra sull’allargamento del territorio di competenza di alcune grandi aziende multiservizio quotate in Borsa che gestiscono i fondamentali servizi pubblici a rete (acqua, rifiuti, luce e gas) assumendo un ruolo monopolistico in dimensioni territoriali significativamente ampie.
Nello specifico, il Sud Italia viene individuato come la “nuova frontiera” per l’espansione di questa tipologia di aziende che di norma vengono identificate come gestori “efficienti” ma che in realtà risultano tali solo nel garantire la massimizzazione dei profitti mediante processi finanziari.
Evidenziamo come nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza la cifra “reale” di investimenti aggiuntivi dedicati alla risorsa idrica e agli interventi per il riassetto idrogeologico pari a circa 4 mld. di € è del tutto insufficiente.

Ribadiamo la nostra critica all’attuale sistema di gestione privatistico del servizio idrico e riportiamo in questo documento analisi e dati che ne dimostrano il fallimento anche rispetto all’attività regolatoria svolta da ARERA.

A nostro avviso si tratta di mettere in campo un intervento relativo alla “Tutela del territorio e della risorsa idrica”, che, nell’arco dei prossimi 5 anni costruisca investimenti pubblici, tramite il Recovery Plan, nella seguente misura:

  • 2 mld di € per la ripubblicizzazionedel servizio idrico, da utilizzare nel primo anno di intervento;
  • 7,5 mld. di €(cui aggiungere risorse provenienti dai soggetti gestori per circa ulteriori 2,5 mld) per la ristrutturazione delle reti idriche;
  • 26 mld. di €(di cui 50% provenienti dal Recovery Plan e il restante 50% da ulteriori fonti di entrata) per il riassetto idrogeologico e la messa in sicurezza del territorio.

A titolo esemplificativo proponiamo le seguenti altri fonti:

  • applicazione più onerosa del principio “chi inquina paga”;
  • aggiungere una quota ad hocdel canone di concessione per il prelievo delle acque minerali e di sorgente destinate all’imbottigliamento;
  • patrimoniale;
  • eliminazione sussidi ambientalmente dannosi (SAD).

 

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