16 Aprile, 2024
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Speranza smentisce Fontana: “La Lombardia ha sbagliato i dati, questa è la semplice verità”

Il Ministro della Salute: “Senza l’ammissione di colpa non sarebbe stato possibile il passaggio a zona arancione”.

Ma Fontana insiste: “Rappresentazione non veritiera dei fatti”

 

La Lombardia è passata oggi ufficialmente da zona rossa a zona arancione.

In precedenza, la regione aveva fatto ricorso al Tar per la decisione sulla massima classificazione, salvo poi accorgersi che i dati (errati) sui quali si basava la decisione erano stati inviati all’Iss proprio dalla Lombardia.

Il ministro della Salute Roberto Speranza ha fatto chiarezza sulla situazione:  “La relazione dell`Istituto Superiore di Sanità è chiarissima. La Regione Lombardia, avendo trasmesso dati errati, ha successivamente rettificato i dati propedeutici al calcolo del Rt e questo ha consentito una nuova classificazione”, sottolineando che “senza l`ammissione di questo errore non sarebbe stato possibile riportare la Regione in zona arancione”.

“Questa è la semplice verità. Il resto – ha concluso il ministro – sono polemiche senza senso che non fanno bene a nessuno”. Soprattutto a chi le fa”.

L’altra campana, che assomiglia più ad un arrampicarsi sugli specchi, è rappresentata proprio dal presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana: “Abbiamo risposto a una richiesta dell’Iss”.

Fontana si è detto “veramente indignato delle false notizie” che danno “una rappresentazione assolutamente non veritiera dei fatti” che hanno portato alla riclassificazione della regione in zona arancione e non più rossa.

“Furono i tecnici dell’Iss che ci chiesero di valorizzare alcuni dati, è stata una loro richiesta, noi non abbiamo mai rettificato i nostri dati, ma abbiamo risposto a una loro richiesta” ha precisato Fontana in conferenza stampa a Palazzo Lombardia.

“È brutto, inaccettabile e offensivo che si debbano rappresentare dei fatti non veri, noi sempre disponibili, ma se accusati ingiustamente non ci stiamo più” ha concluso il presidente lombardo.

(Globalist)

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