29 Marzo, 2024
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In Libia i mercenari di Putin innalzano il Muro

Le forze di Khalifa Haftar “stanno costruendo una mega trincea da Sirte fino alla base aerea di al Jufra con l’aiuto dei mercenari russi del gruppo Wagner.
E meno male che dalla Libia sarebbero dovuti andar via i mercenari al soldo dello “Zar” di Mosca o quelli reclutati dall Sultano di Ankara.

Chiacchiere. Parole al vento che servono solo a riempire dichiarazioni di governi, come quelli europei, che in Libia da tempo ormai non toccano più palla.

Alla faccia di conferenze internazionali itineranti e senza costrutto, di “cabine di regia” farlocche,  di inviati speciali che di “speciale” hanno solo i loro fallimenti seriali. E visto che ci siamo: alla faccia di quanti, anche tra gli improbabili esperti italiani di cose libiche, parlavano del generale Khalifa Haftar come un poveraccio scaricato dai suoi sponsor esteri, Russia ed Egitto in primis.

La Libia “murata”

Le forze di Khalifa Haftar “stanno costruendo una mega trincea da Sirte fino alla base aerea di al Jufra. Nell’area sono operativi i mercenari russi del gruppo Wagner”: lo affermano fonti dell’intelligence. La trincea è osservabile dai satelliti, la linea difensiva si estende per oltre 70 chilometri ed è rafforzata da fortificazioni.  Insomma, annota la Cnn, non sembra che i mercenari russi si preparino a partire, ma al contrario intendano restare Secondo un funzionario dell’intelligence Usa, è il segnale che la Wagner si sta attrezzando “per restare un bel po’”. Anche il ministro della Difesa di Tripoli, Salaheddin Al-Namroush, ha detto chiaramente: “Non credo che nessuno che scavi una trincea del genere se ne andrà presto”. La Cnn ha precisato di aver tentato di contattare il governo russo per un commento, senza ricevere risposta. La trincea e le fortificazioni – sottolinea l’emittente Usa – sembrano progettate per impedire o fermare un attacco di terra alle aree controllate dall’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna) guidato dal generale Khalifa Haftar. Il governo di Tripoli (Gna) ha pubblicato alcune immagini di escavatori e camion che creano il fossato, sostenendo che i lavori apparentemente sarebbero iniziati a gennaio

Lo “Zar” del Mediterraneo

Non è il Risiko del Mediterraneo. Non è un gioco da tavolo, ma una partita combattuta con armi vere. E la posta è altissima: il controllo delle risorse petrolifere, e delle rotte del gas, nel Mediterraneo. Geopolitica e affari. E in questa partita, uno dei players centrali siede al Cremlino. E’ il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin. Dopo aver di conquistato il controllo della Siria, o di ciò che ne resta in piedi, sostenendo sul piano militare, come su quello diplomatico, il regime di Bashar al-Assad, “Zar Vladimir”, ha indirizzato ida tempo i suoi appetiti sulla Libia, supportando l’”Assad della Cirenaica”: il generale Khalifa Haftar.

Molto interessante, a tal proposito, è un documentato report dell’Agi: Mosca, che aveva già inviato al generale della Cirenaica mezzi ed equipaggiamenti almeno due anni fa, ha dispiegato un piccolo esercito di mercenari del Gruppo Wagner. Chiamata dai suoi membri semplicemente “Compagnia”, Wagner è una società di contractor riconducibile ad Evgheni Prigozhin, conosciuto anche come lo chef di Putin per il suo business nel catering e la sua vicinanza al presidente russo.  Alcune centinaia di mercenari reclutati tra le milizie fedeli a Damasco nelle province del sud della Siria sarebbero già in Cirenaica insieme ad armi ed equipaggiamento trasportati da aerei cargo russi e della compagnia siriana Cham Wings, a cui appartengono anche i due voli arrivati il 20 maggio a Bengasi. Uno di questi, proveniente da Teheran ma che ha fatto scalo a Damasco, ha aperto l’ipotesi che milizie scite filo-iraniane ed Hezbollah possano affiancare le forze dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna) “Ogni recluta riceve uno stipendio mensile di 1.000 dollari per combattere dalla parte delle forze di Haftar contro il Governo di accordo nazionale sostenuto dalla Turchia, che anch’essa recluta mercenari in Siria”, spiegano fonti  dell’Osservatorio siriano per i diritti umani (Ondus).

Sul campo sono impiegati anche mezzi ed equipaggiamenti militari, “inviati almeno due anni fa”: camion corazzati Ural (gli stessi in possesso della ‘Compagnia’ in Repubblica Centroafricana e Sudan); jet Sukhoi-22; artiglieria e armi leggere. Negli ultimi giorni, le forze di Tripoli hanno distrutto e sequestrati anche diverse batterie antiaeree Pantsir-S1.

Mosca ha un accordo di cooperazione militare con l’Lna firmato nel gennaio 2017 dal generale Haftar a bordo della portaerei Admiral Kuznetsov in navigazione nel largo di Tobruk.

Il ruolo russo nella fornitura sembra del resto confermato non solo dal fatto che gli aerei provenissero dalla base siriana di Mosca (fosse utilizzata come scalo intermedio per il trasferimento dei velivoli) ma dal fatto che Mig e Sukhoi 24 fossero scortati da due caccia Sukhoi Su-35 delle forze aeree russe. Gli stessi piloti e tecnici destinati a operare con questi velivoli potrebbero essere libici addestrati in Russia oppure contractors russi o ancora siriani, che impiegano da anni questi due tipi di velivoli. In ogni caso la deterrenza espressa dai velivoli russi potrebbe influire sugli sviluppi a breve termine della situazione.

Fathi Bashagha, ministro dell’Interno del governo di Fayez al Sarraj ha detto recentemente a Bloomberg di avere avuto l’informazione che otto aerei da guerra dell’era sovietica erano arrivati in una base dell’est della Libia controllata da Haftar, provenienti da una base aerea in Siria controllata dalla Russia. La notizia, che è stata ampiamente riportata su diversi giornali internazionali, ha già provocato diverse reazioni preoccupate. Il Financial Times per esempio scritto: “È l’ultima indicazione che le potenze straniere coinvolte nel conflitto libico, iniziato nove anni fa, stiano intensificando i loro sforzi nel campo di battaglia. Potrebbe suggerire che il Cremlino stia aumentando il suo appoggio al generale Haftar e i diplomatici temono che ci sia il rischio di un confronto diretto tra Russia e Turchia”.

Il dossier Onu

Secondo gli analisti della Nazioni Unite, contractor militari russi sono impegnati in Libia in operazioni “su vasta scala” — dal training al fronte — per sostenere le ambizioni politiche armate di Haftar.  Ci sarebbero tra gli 800 e i 1200 uomini del gruppo Wagner, che operano attivamente in Libia almeno dal 2018. Tra questi ci sono anche una quarantina di cecchini in prima linea sul fronte tripolino. Sono ex forze speciali che mesi fa hanno fatto la differenza pro-Haftar, e da quando hanno un po’ allentato le attività il capo miliziano dell’Est ha iniziato a indietreggiare.

Nel report ci sono le immagini di questi professionisti della guerra e prove tecniche circostanziali, come la presenza in Libia di granate Vog-25 da 40 mm, che sono state utilizzate dagli agenti Wagner nell’Ucraina orientale e in Siria.

Le analisi sono state effettuate dagli esperti dell’Onu che monitorano le sanzioni contro la Libia — sottoposta a embargo dal 2011, misura costantemente violata su entrambi i fronti, e ora oggetto del controllo della missione navale europea Irini  attivata da pochi giorni. Il report è la prima ampia analisi delle Nazioni Unite sui mercenari russi, ed è stato visto da Bloomberg in anteprima.

Un’entità collegata a Wagner si è impegnata in una “campagna altamente sofisticata ed estesa sui social media” per sostenere Haftar e le sue operazioni a terra, ha osservato il gruppo di analisti onusiani, aggiungendo che le “operazioni psicologiche” sono vietate sotto l’embargo sulle armi delle Nazioni Unite. Uno sforzo simile è stato intrapreso per sostenere Saif Al-Islam Gheddafi, il figlio del defunto dittatore, considerato il cavallo su cui Mosca ha puntato in Libia.

Ora, non è certo un segreto che in Russia non si muova foglia che lo “Zar” non voglia: e la recente “scomparsa” dal campo di battaglia dei mercenari russi, era un messaggio molto chiaro che un adirato Putin ha indirizzato ad Haftar: se credi di potercela fare da solo, accomodati pure, ma scordati del sostegno russo, diretto o indiretto. Haftar ha capito e si è adeguato. Per il capo del Cremlino, l’ex ufficiale, neanche tra i più capaci, di Muammar Gheddafi, può al massimo aspirare ad essere, per Mosca, l’Assad libico, vale a dire lo strumento di una politica imperiale russa nel Mediterraneo.

I soldi che circolano in Est Libia sono stampati in Russia. Il danaro stampato a Tripoli può circolare soltanto in Tripolitania. Gli interessi sono evidenti.

Per Mosca non ci sono in ballo solo gli uomini del gruppo Wagner” che sostengono il generale Khalifa Haftar, spiega al Foglio Maxim Suckov, professore al Moscow State Institute per le relazioni internazionali.

Per Suckov “il Cremlino ha gradualmente aumentato la sua influenza anche sul piano politico del conflitto”. Il riferimento è al piano segreto rivelato da Bloomberg e dal Daily Beast:: nell’aprile dello scorso anno, Yevgeny Prigozhin, leader della Wagner e uomo molto vicino a Vladimir Putin, aveva avvicinato il figlio di Gheddafi, Saif al Islam, per verificare se ci fossero le possibilità di farne il leader politico della nuova Libia. I due consulenti inviati da Mosca, Maxim Shugaley e Samir Seifan, incontrarono Gheddafi almeno tre volte prima di essere arrestati a Tripoli. “Mentre gli Stati Uniti restano defilati dallo scenario libico, i russi cercano di gestire la transizione con una strategia che potremmo definire del ‘leading from behind’”, dice Suckov.

Gli Stati Uniti, per l’appunto. Le considerazioni del professor Suckov colgono nitidamente ciò che è stata la “politica” dell’amministrazione Trump nel Mediterraneo: in una parola, il nulla. Ora alla Casa Bianca c’è Joe Biden. Cambierà l’approccio del neo presidente USA ai dossier che riguardano il Mediterraneo e il Medio Oriente? C’è d’augurarselo, visti i disastri compiuti dal suo predecessore, ma i dubbi sono tanti. Perché il disimpegno da quest’area era già iniziato con Barack Obama. E in questo vuoto, si è inserito Vladimir Putin. Con i suoi mercenar-“muratori”.

(Globalist)

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