Le prove generali le avevano fatte il 6 giugno scorso in occasione del primo raduno no mask. Adesso il salto di livello, breve storia di un movimento che fa paura
Non solo piazza del Popolo. L’intero cuore di Roma è stato ferito da tre ore di guerriglia urbana.
La saldatura tra i militanti di Forza Nuova e gli ultras neofascisti, sperimentata il 6 giugno scorso in occasione del primo raduno “No mask” al Circo Massimo, sabato notte produce effetti.
Il mondo dell’estrema destra che ha colonizzato con le proprie sedi quel fazzoletto di città stretto tra l’Appia e San Giovanni, era deciso a incendiare la città e non ha mancato l’appuntamento. C’entrano poco le rivendicazioni sociali. Quel magma che si nutre di rabbia liquida era deciso ad alzare il livello dello scontro, replicando su scala romana le rivolta di Napoli contro il coprifuoco.
Lo raccontano gli agenti feriti, i cassonetti che bruciano, decine di macchine e motorini danneggiati nell’area di piazzale Flaminio.
Trastevere si sveglia trasfigurata, con le fioriere rovesciate al centro di via del Moro, il semaforo divelto in piazza Trilussa. Una pattuglia della polizia locale viene bersagliata dal lancio di oggetti. Esaurite le torce, le bombe carta, ci sono i monopattini da utilizzare come arieti. Caschi da motociclista, mazze da baseball: si muovono a piccoli gruppi e distruggono tutto quello che trovano sulla loro strada”. Una quindicina di picchiatori vengono intercettati e respinti su ponte Sublicio, due fermati. Ancora tafferugli a Testaccio: gli ultimi tre manifestanti vengono bloccati alle due del mattino in piazza dell’Emporio. In totale sono circa 10 tra arrestati denunciati a vario titolo, per resistenza, oltraggio e manifestazione non autorizzata. Sono tutti appartenenti alla galassia dell’estrema destra. Due gli agenti feriti.
“Ci siamo risvegliati con il rione devastato – afferma il consigliere di Trastevere al municipio I Stefano Marin – è stata una notte di violenza cieca, che non ha nulla a che vedere il malessere della popolazione indebolita dalle conseguenze sull’economia dell’emergenza sanitaria. Occorre sciogliere le organizzazioni neofasciste”.
È d’accordo la presidente dell’associazione abitanti centro storico Viviana di Capua. “È inaccettabile che sia stata inflitta una ferita così profonda e violenta al centro storico – attacca – questi individui che vanno isolati”.
Che non sarebbe stata una notte tranquilla lo annuncia, già alle 23 in piazza del Popolo, l’abbigliamento del segretario di Forza Nuova Roberto Fiore: rinuncia alla solita giacca e cravatta. Stanotte indossa le scarpe da tennis: ci sarà da correre.
Il fronte “No mask” è deciso. “Noi siamo qui e ci saremo anche dopo la mezzanotte”, annuncia il vicesegretario forzanovista Giuliano Castellino prima di prendere il centro di piazza del Popolo, seguito da 50 persone. Con il passare dei minuti i numeri aumentano. Arriva il gruppo degli ultras, scende in silenzio da via Principessa Clotilde. La pancia della manifestazione cresce fino a raggiungere i 250 partecipanti. Tendono un tricolore sulla fontana dei Leoni, mentre poco più in là Laura Raffaele, una ristoratrice romana si sdraia in terra su una tovaglia per denunciare il momento di crisi: “Se è necessario è giusto chiudere prima – afferma – ma i miei 90 oggi avevano le lacrime agli occhi: le cassa integrazioni non arrivano, il nostro è un grido disperato. Se non si aiutano le imprese sarà la fine”.
Intanto i fuochi d’artificio illuminano a giorno piazza del Popolo: è il segnale. Scoppiano i primi petardi, parte la carica. Inizia la guerriglia, che si posta in piazzale Flaminio. I neofascisti, ci sono dentro anche un gruppo di ultras della Lazio che del resto avevano aderito alla manifestazione negazionista del Circo Massimo, entrano a contato con la polizia in via Carrara. Poi una parte dei manifestanti scappa verso viale Mazzini. Altri gruppetti piegano su piazza Trilussa e Testaccio, con l’unico obiettivo di distruggere tutto.
“Nell’esprimere la solidarietà ai lavoratori delle forze dell’ordine ieri aggrediti a Piazza del Popolo – dice il vicesegretario del Pd Lazio Enzo Foschi –
mi chiedo però come mai una manifestazione annunciata sin dalla mattina, con giornalisti che avevano reso pubblico sui social dove gli organizzatori si stavano ritrovando (la sede degli ex irriducibili a Cinecitta’) non sia stata preventivamente evitata”.
Perché “le giuste richieste di aiuti di chi viene penalizzato dai provvedimenti di chiusura necessari a limitare il contagio e quindi anche i morti – ragiona il presidente del municipio III Giovanni Caudo – non hanno nulla a che vedere con questi tentativi di soffiare sul fuoco della rabbia sociale. Roma non si farà trascinare nella violenza e nel caos, lavoriamo tutti assieme per una Roma coesa e solidale”.
(La Repubblica)