25 Aprile, 2024
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Gualtieri: “Avanti con il taglio del cuneo”.

 È il primo pilastro della riforma fiscale

Il ministro dell’Economia: sfruttiamo il Recovery Fund per avviare il nuovo sistema, che poi si finanzierà anche con il recupero dell’evasione. E sul Pil: nel terzo trimestre ci sarà un forte rimbalzo

I “massicci investimenti e le risorse” che arriveranno dal Recovery Fund possono dare spazio per introdurre gradualmente la riforma fiscale, anche se a regime si autofinanzierà perché è strutturale”. Lo ha spiegato il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, sottolineando che la riforma fiscale che il Governo ha in mente ha due grandi pilastri: “Proseguire sulla strada del taglio del cuneo fiscale, e quindi ridurre l’Irpef sul lavoro, per aumentare i salari e gli stipendi” e poi “sostenere e realizzare la grande innovazione dell’assegno unicoche definiremo uno strumento più potente per sostenere la genitorialità e la famiglia”.

Come si finanzierà la riforma del fisco

Le risorse per il nuovo sistema fiscale, ha spiegato il ministro, arriveranno dalla “riforma delle tax expenditure e anche lavorando sul contrasto all’evasione. Il cuneo fiscale, questo primo pezzo di riforma, lo abbiamo finanziato con il contrasto all’evasione”, ha continuato sottolineando che la riforma passa anche dal “superamento di meccanismi di tassazione ambientale che rendano il nostro sistema fiscale più coerente con la strategia green di riduzione delle emissioni”. Ha proseguito nel ragionamento Gualtieri: “Avere il Recovery Fund e avere una fase di massicci investimenti e risorse, che ci auspichiamo possano anche far aumentare il Pil, può dare anche lo spazio per introdurre gradualmente la riforma fiscale e farla entrare a regime. È una grande sfida ma anche una grande opportunità”. E sulla tempistica: “Vogliamo avere già a ottobre le linee di fondo del Recovery Plan, in modo da interloquire subito con la Commissione. I primi soldi concretamente arriveranno già nei primi mesi del 2021, un primo 10%”

Forte rimbalzo del Pil nel III trimestre

Sul fronte della crescita il ministro ha quindi aggiunto: “Nel terzo trimestre dell’anno si stima un forte rimbalzo del Pil, ci sono molti indicatori che lo dicono e quello dell’occupazione si aggiunge. C’è stato il sentimento positivo delle imprese sugli ordinativi nei quali l’Italia, cosa rarissima, è stata la prima”. Il numero uno del Mef ha osservato che i dati negativi del secondo trimestre registrano il crollo di aprile (“Se si chiude l’economia il Pil crolla”) ma che “poi a maggio e giugno la produzione industriale segna una ripresa”. Le rilevazioni del lavoro sono un ulteriore “segnale limitato ma positivo della ripresa” e “anche l’aumento della disoccupazione, che nei momenti più duri è scesa perché aumentavano gli inattivi, ora sale perché calano gli inattivi. E poi salgono finalmente anche gli occupati“.

Pil annuale peggio di -8%, ma non di tanto

La previsione annuale del Pil fatta in precedenza dal governo, ha quindi osservato, “è stata fatta quando non si sapeva quanto sarebbe durato il lockdown: la nuova stima sarà peggio del -8% stimato, ma non così tanto. Tutti i previsori che indicavano -11, -12, -13% dicono che l’Italia fa meglio di quanto loro prevedevano“.

La cassa integrazione in deroga non ha funzionato

Parlando della prima fase dell’emergenza coronavirus, il ministro è tornato ad ammettere che la Cig in deroga non ha funzionato: “Avremmo dovuto da subito cambiare le procedure per la cassa integrazione in deroga che si sono rivelate troppo lente. Questa la cosa che ha funzionato peggio in quest’anno”. Ma “poi le abbiamo cambiate immediatamente“, e questa Cig è stata “una cosa straordinaria” per “tutte le tipologie di lavoratori. Sono sempre possibili gli errori – si è in qualche modo giustificato il ministro – ma la realtà è complessa, ci sono settori che hanno delle particolarità e il nostro sforzo in questa prima fase è stato di cercare di non lasciare indietro nessuno, nel modo migliore possibile”.

(Agi)

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