29 Marzo, 2024
spot_imgspot_img

Marco Vannini, altre due persone in casa Ciontoli nella notte dell’omicidio

In quella che appare sempre più come la notte dell’orrore, a cui si sono aggiunti bugie e depistaggi, in casa Ciontoli c’erano anche due sconosciuti. Due persone sinora rimaste fuori dalle indagini e dai processi sarebbero state presenti quando nell’abitazione di Ladispoli, all’interno del bagno, Marco Vannini venne ferito con un colpo di pistola sparato dal padre della fidanzata Martina. I due sconosciuti avrebbero dato indicazioni a Federico Ciontoli, il fratello di Martina, durante la prima richiesta di soccorso, poi annullata al 118. Le loro voci sono state isolate dai legali di parte civile, gli avvocati Franco Coppi e Celestino Gnazi, in una perizia fatta sulle registrazioni audio delle telefonate al servizio di emergenza sanitaria e depositate nel nuovo processo in corso davanti alla Corte d’Assise d’Appello del Tribunale di Roma

Le voci dei due sconosciuti in casa Ciontoli: “E’ un taglio”

“Non lo muovi”, “è un taglio”, “spiegaglielo bene”, si sente dire dai due sconosciuti a Federico mentre tergiversa con l’operatrice del 118 nel rispondere alla domanda su cosa fosse accaduto al giovane per cui veniva chiesto aiuto. Il resto della storia è nota. Ai soccorritori viene detto che Marco si è ripreso, che non ci sono problemi, salvo poi richiamare più tardi quanto il troppo tempo trascorso ha impedito ai medici di salvare il ventenne. E nella seconda telefonata dei due sconosciuti non si sente più traccia.

Omicidio Vannini, la rabbia di mamma Marina: “Federico Ciontoli ha letto una letterina, ci mancano di rispetto”

I fatti risalgono alla notte tra il 17 e il 18 maggio 2015 e da allora sono stati più i dubbi che le certezze su quanto realmente accaduto. Il ventenne della vicina Cerveteri, che poco prima aveva detto ai genitori che avrebbe trascorso la notte nell’abitazione della fidanzata, secondo gli inquirenti poteva appunto essere salvato, ma sarebbe stato lasciato privo di soccorsi per due ore e condannato così a morte. I Ciontoli, e a quanto pare ora anche aiutati dai due sconosciuti che si trovavano nella loro abitazione, avrebbero in quel tempo solo cercato di confondere le acque, rendendosi conto che rischiavano di dover rispondere dell’accusa di omicidio volontario.

Le telefonate di soccorso al 118: “Si è spaventato”

Ecco dunque la prima telefonata al 118. “C’è un ragazzo che si è sentito male. Si è spaventato”, dice Federico Ciontoli, a cui gli sconosciuti avrebbero suggerito risposte da dare all’operatrice per evitare di parlare del colpo di pistola. La madre Maria Pezzillo annulla poi la richiesta di soccorso affermando: “Si è ripreso, l’ambulanza non serve”.

Trascorsi altri 24 minuti e, come emerge sempre da alcuni audio, mentre il ventenne urlava dal dolore e chiedeva aiuto, direttamente Antonio Ciontoli chiama di nuovo il 118. “Il ragazzo si è ferito con un pettine a punta, grida perché si è messo paura”, riferisce. Nessuno parla del colpo di pistola calibro 9 partito dall’arma proprio di Antonio Ciontoli mentre Marco Vannini era dentro la vasca da bagno. A Ladispoli un’ambulanza arriva soltanto 110 minuti dopo il ferimento. E solo dopo tutto quel tempo arrivano anche i carabinieri. Il sottufficiale di Marina, in quel periodo impegnato nei Servizi, continua a tacere e parla dell’arma soltanto al medico di turno in ospedale, dicendogli: “Non lo dica a nessuno, rischio di perdere il lavoro”.

Omicidio Vannini, la rabbia di mamma Marina: “Federico Ciontoli ha letto una letterina, ci mancano di rispetto”

Marco Vannini muore attorno alle 3 del 18 maggio mentre veniva trasportato in eliambulanza al policlinico “Gemelli” di Roma.  Convocati in caserma dai carabinieri, gli imputati continuano a mentire, come emerge dalle conversazioni registrate con delle telecamere nascoste nel comando dell’Arma, tutti intenti a concordare la versione dei fatti da fornire agli investigatori. Martina, la fidanzata della vittima, poi diventata infermiera, consola persino il padre: “È andata così eh, mo basta…era destino che morisse. La fidanzata di Federico, Viola Giorgini, anche lei presente nella villetta, dice al ragazzo: “T’ho parato il c…”.

Le sentenze e il nuovo processo disposto dalla Cassazione

In primo grado Antonio Ciontoli venne condannato dal Tribunale di Civitavecchia a 14 anni di reclusione e la moglie e i due figli a tre anni. In appello il sottufficiale ottenne addirittura la derubricazione del reato di omicidio volontario in colposo e la relativa riduzione della pena a 5 anni di reclusione, mentre per gli altri tre vennero confermate le condanne a 3 anni. Un provvedimento fortemente contestato e annullato il 7 febbraio scorso dalla Corte di Cassazione, accogliendo i ricorsi della Procura generale e delle parti civili.

Ora un nuovo processo davanti a un’altra sezione della Corte d’Assise d’Appello di Roma, in cui le parti civili hanno depositato la perizia-shock e in cui i Ciontoli sono tutti accusati di omicidio volontario. La prossima udienza è fissata per il prossimo 9 settembre, Viola Giorgini è stata chiamata a testimoniare e, avendo nella veste di testimone l’obbligo di dire la verità e non potendo così più “parare” nessuno, forse sarà chiaro una volta per tutte cosa realmente è accaduto quella notte di oltre cinque anni fa e chi erano i due sconosciuti

(La Repubblica)

Ultimi articoli