28 Marzo, 2024
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Replica a ladispoli ANTI-GONE, per riprendere la vita culturale dopo il lock down.

 

Pubblichiamo una lettera/invito, di Riccardo Agresti, ad uno spettacolo per riprendere la vita culturale dopo il lock down.

 

Se la scuola si limita all’aula ed alle sue lezioni ex cathedra ha fallito il suo compito. La scuola deve “insegnare”, cioè “segnare dentro” e spesso fallisce questo compito. Nel suo fallimento crea però ignoranza, odio e disprezzo per la cultura, proprio perché certi tipi di “insegnamento” non lasciano assolutamente nulla nell’animo dei discenti. Eppure “scuola”, dal greco σχολή, in origine significava libero e piacevole uso delle proprie forze, soprattutto spirituali, indipendentemente da ogni bisogno o scopo pratico immediato. Cioè, la scuola è l’immersione dell’uomo nella esperienza, nella conoscenza che si raggiunge in moltissimi modi diversi, a cominciare dal gioco. Ora non è un caso che il francese, inglese, tedesco e altre lingue “giocare” e “recitare” siano sinonimi (jouer, to play, spielen), con ciò suggerendo fortemente che il teatro sia un giuoco che permette di accrescere la propria conoscenza. Quindi, perché la scuola non avrebbe dovuto accogliere e supportare nei suoi locali una piccola compagnia teatrale nella preparazione di un capolavoro indiscusso? Anzi ne ha l’obbligo istituzionale, se la sua funzione è quella indicata dalla sua definizione testuale.

Con le giuste misure restrittive, non era facile trovare la disponibilità di un seppur piccolo spazio scenico, ma l’Istituto Comprensivo “Corrado Melone” non ha voluto rinnegare la sua responsabilità di diffusore di cultura ed ha immediatamente accolto la compagnia del talentuoso Gabriele Abis che con i suoi attori metterà in scena sabato 25 luglio, presso la “Grottaccia” di Ladispoli uno dei capolavori di Sofocle: “Antigone”.

Lo spettacolo è vivamente raccomandato per i ragazzi i quali, finita la terza secondaria di primo grado, abbiamo intenzione di intraprendere un percorso classico, ma è fortemente consigliato a tutti, non solo studenti e docenti, perché Antigone pone dilemmi non ancora risolti e che ciascun cittadino o adolescente che si affaccia alla realtà sociale dovrebbe porsi in ogni momento in cui si appresta a giudicare una qualche azione.

<<Come decidere cosa sia veramente giusto?>>

<<Esiste una giustizia giusta?>>

<<Dove nasce l’illegalità e chi decide cosa sia illegale?>>

<<Quale è la vera autorità cui sottostare?>>

<<Ha senso ribellarsi o ha senso avere i paraocchi?>>

Per quei pochi curiosi che non conoscano questa tragedia, spoileriamo che i fratelli di Antigone, figlia di Edipo, sono morti in guerra: Eteocle in difesa della città di Tebe e Polinice per la sua conquista. Antigone decide di dare sepoltura al cadavere del fratello Polinice, pur contro la volontà del nuovo re di Tebe, Creonte,  che l’ha vietata con un decreto. Scoperta, Antigone viene condannata dal re a vivere il resto dei suoi giorni imprigionata in una grotta. In seguito alle profezie dell’indovina Tiresia, Creonte decide infine di liberarla, ma è troppo tardi: Antigone nel frattempo si è suicidata, impiccandosi. Questo porta al suicidio il figlio di Creonte, Emone (promesso sposo di Antigone), lasciando Creonte solo a maledire la propria stoltezza.

Ecco come si esprime Gabriele Abis, il regista di questa messinscena nei suggestivi spazi della Grottaccia.

<<Legale è giusto?

Come ogni volta che decido di portare in scena uno spettacolo, spero che il testo mi dia la risposta. Anche in questo caso io non ce l’ho, ma forse è il paradosso di chi si pone domande.

Da un’opera di Puskin, Salieri nel monologo iniziale esordisce con: “Si dice che non c’è giustizia in terra. Ma forse in cielo esiste? No, mi è chiaro come una gamma naturale”.

Il tema principale, che insieme alla compagnia abbiamo esaminato, sviscerato e cercato di ricostruire, è proprio il concetto di giustizia legato alla legalità. La guerra è giusta? Sì, perché è legale. È giusto che Antigone voglia dare sepoltura a suo fratello e non farlo profanare da cani e uccelli? No, perché illegale. Secondo questo principio sono giuste tutte le morti dei soldati e degli uomini condannati a morte e “giustiziati”.

Antigone rispondendo a Creonte con il suo “Solo per dare un esempio”, decide di strappare la giustizia dal legale e si sacrifica per l’umanità, ricordando ad ognuno di noi di non assopire la propria coscienza in nome di “governanti”.  Creonte recrimina al popolo la proprietà della guerra, chiarendo che quella in questione è la loro guerra, la guerra dello stato, del popolo “divoratore di carne ma che non ama il grembiule insanguinato del cuoco”.

La richiesta che ci viene fatta è quella di non camminare con un “secchio in testa”, quella di prendersi la responsabilità di essere illegali ma giusti, o legali ma ingiusti.>>

Ecco come un’opera teatrale di 2400 anni fa, ci permette ancora di imparare giocando, insinuandoci il dubbio che il torto sia dalla parte di entrambi: né Creonte né Giocasta hanno ragione perché entrambi sono burattini nelle mani della guerra che ha generato i prodromi della tragedia ed è questo il senso della profezia di Tiresia cui ancora una volta non si sfugge: tutto è stato già deciso partecipando alla guerra di quel popolo ignorante, “divoratore di carne ma che non ama il grembiule insanguinato del cuoco”.

Sabato 25 andiamo “a scuola”, andiamo a divertirci, andiamo a ragionare.

Riccardo Agresti

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