20 Aprile, 2024
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Chi è il leghista siciliano secondo il quale Silvia Romano è una terrorista

Pagano, il cattolico integralista nisseno che ha sposato il Carroccio, è un militante di Alleanza cattolica ​che si propone “un’azione nel campo dell’instaurazione cristiana dell’ordine temporale”

Uomo di Forza Italia, poi della Lega. Deputato e assessore regionale, parlamentare nazionale. Alessandro Pagano, da San Cataldo (Caltanissetta), il 61enne politico di lungo corso che ha bollato come “neo terrorista” la cooperante Silvia Romano, lo si vede spesso lancia in resta con in mano il vessillo di cattolico ultra-ortodosso che ha sempre rivendicato.

Dice di sè, prima di ogni cosa, di essere militante di un’associazione tradizionalista come Alleanza cattolica, ​che si propone “la propagazione positiva e apologetica, quindi anche polemica, e la realizzazione della dottrina sociale della Chiesa”, attraverso “un’azione che si situa nel campo dell’instaurazione cristiana dell’ordine temporale”.

Nel 1996 è eletto deputato all’Ars con lista di Forza Italia ed è subito piazzato sulla pesante poltrona dell’assessorato alla Sanità, nel governo guidato dall’economista palermitano che piaceva a Silvio Berlusconi e Gianfranco Micciché, Giuseppe Provenzano. Nel 2001 torna a Sala d’Ercole a suon di voti e ricopre l’incarico di assessore al Bilancio dell’esecutivo presieduto da Totò Cuffaro. Poi assessore ai Beni culturali. Nel 2006 è ancora una volta a Palazzo dei Normanni e nominato responsabile organizzativo degli azzurri in Sicilia.

Due anni dopo decolla alla Camera con il Popolo delle libertà, la riconferma alla XVII legislatura e quindi l’atterraggio nella Lega, sotto le cui insegne lo si ritrova ancora a Montecitorio. Incassa la guida siciliana dei salviniani e inciampa in una inchiesta per voto di scambio per presunte irregolarità durante le elezioni Regionali, rispetto alle quali si è dichiarato sempre estraneo.

Dure le sue posizioni, soprattutto sul fronte degli sbarchi, come in occasione di uno degli ultimi approdi di migranti che lui ostinatamente chiama “clandestini”: ​”Lo sbarco di clandestini a Porto Empedocle costerà carissimo agli italiani. Non solo per l’ennesima, vergognosa violazione dei nostri confini, ma anche per il denaro pubblico che lo Stato pagherà per questa operazione dalle ombre inquietanti. Per il noleggio della nave traghetto per la quarantena”.

E oltranziste sono le posizioni a difesa del culto cattolico, anche in questa fase di emergenza sanitaria, quando si trattava sulla partecipazione dei fedeli alle funzioni religiose. “I miei interventi nel dibattito sono serviti a smascherare la postura laicista, incostituzionale e contraria ai diritti dell’uomo di questo decreto che limita arbitrariamente il diritto di culto dei cittadini. Un conto è la laicità dello Stato e un conto il laicismo, cioé l’ostilità alla religione”: così parlava l’esponente del partito di Matteo Salvini con cui condivide una irriducibile passione per il Rosario.

(Agi)

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