19 Aprile, 2024
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Ermegenza #Coronavirus Prima, durante, dopo. Alcune riflessioni

di Marco Ciarafoni

Durante una emergenza, ancorché grave come quella che stiamo vivendo, c’è un prima, un durante e un dopo.
Il nostro Paese è stato il primo Paese occidentale a trovarsi di fronte al virus avendo a disposizione solo informazioni sommarie provenienti dalla Cina. È del tutto normale che ci sia voluto qualche giorno per avere piena cognizione di come fronteggiare l’emergenza e di come intervenire, peraltro dentro una discussione mediatica, istituzionale, politica, scientifica e sociale che oscillava tra “aprire tutto” e “chiudere tutto”, “è solo una banale influenza” e “moriremo tutti”.
Penso, dunque, che le misure adottate siano state giuste e tempestive anche nella direzione delle cosidette privazioni individuali. Altre misure, anche più drastiche, arriveranno di certo ed affineranno quanto già stabilito. Ritocchi di norme già in essere e nuove norme per le problematiche che non sono state ancora affrontate o che inevitabilmente sorgeranno.
Il decreto economico approvato ha lo spessore di una vera e propria manovra finanziaria, aggiuntiva e straordinaria. In campo 25 miliardi con un effetto leva di 350 miliardi. Misure di sistema per sanità, imprese, famiglie ed anche interventi a valenza individuale. Per aprile è stato già annunciato un nuovo decreto. Nel frattempo il governo sta lavorando per trovare nuove risorse anche in un rapporto dialettico con l’Europa che, al netto della gaffe della presidente della BCE Lagarde, sembra ora accorgersi di una situazione più larga e diffusa e che richiede unità di intenti a livello comunitario.
Non sappiamo con precisione dell’evoluzione dell’emergenza. Non sappiamo con certezza quando avverrà il picco e se ci sarà una meno incalzante e progressiva diffusione dei contagi tali da provocare il collasso del sistema sanitario. Anche se nelle diverse regioni, non tutte al momento a dir la verità, ci si sta attrezzando per organizzare ospedali e nuove sale di terapia intensiva. E comunque il tempo dinanzi a noi è segnato inesorabilmente dall’individuazione di farmaci e vaccini capaci di spezzare la catena infernale. Dalle notizie che arrivano dai laboratori di ricerca i primi vaccini, già testati e sperimentati, potrebbero essere disponibili in autunno.
Ecco questo è il punto, a mio modo di vedere. Possono bastare le misure adottate a traguardare un Paese nel dopo “crisi” e a far ripartire l’economia? Durante l’emergenza, soprattutto se si prolungherà, tutti avranno un “gancio solidale” al quale aggrapparsi? Quanto si riuscirà a far funzionare la macchina amministrativa da casa? Ce la farà il nostro popolo a sopportare per mesi la (giusta) “privazione” delle cosiddette libertà individuali? Coloro che perderanno liquidità giornaliera (piccoli esercizi commerciali, artigiani, lavoratori autonomi) ce la faranno, da soli, a vivere il presente e a ritraguardare il futuro? Quanti vivendo di piccole entrate riusciranno, in un tempo lungo, ad arrivare alla fine del mese per fare la spesa e pagare utenze? Siamo una società, per come via via ci siamo evoluti, che non vive in simbiosi con i figli in casa, a cominciare dalla scuola. Che succederà se le scuole non riapriranno?
Tante altre domande si potrebbero fare. Non certo in una logica polemica come purtroppo ogni giorno si assiste da parte di chi cerca visibilità per piantare bandierine propagandistiche. Servirebbe, come penso si stia facendo, allargare i perimetri delle decisioni perché non serve solo coprire i buchi ma evitare le voragini sociali e psicologiche del dopo. La nostra civiltà ne uscirà diversa. Sono fiducioso che ce la faremo. Ma, ora, serve ridefinirne i paletti che sono valoriali ma anche legati a ipotesi di sviluppo diverso sul piano della sostenibilità ambientale e sociale. Per non lasciare indietro nessuno e per rendere onore a chi nel dopo crisi, purtroppo, non ci arriverà. Nel frattempo rafforziamo quel senso di appartenza ad una comunità nazionale che riemerge dopo i brutti momenti legati alla fase dell’odio e della paura.

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