23 Aprile, 2024
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Iniziativa di presentazione per la candidatura alle elezioni suppletive di Roberto Gualtieri

Riceviamo e pubblichiamo

 

di Ivana Della Portella

 

 

Se volessi aprire in forma letteraria questo mio breve intervento anche un pò enfaticamente. Potrei iniziare cosi: uno spettro si aggira per l’Europa…. e per l’Italia. Lo spettro di una fase recessiva dell’economia che non sembra cessare e invero fa gonfiare le vele del disagio sociale, alimentando l’ombra delle paure e le ali torve delle destre.

Destre impresentabili che non vestono, nemmeno per parvenza, il doppio petto o i blazer di un conservatorismo civile e liberale ma si abbigliano con le felpe, in una subdola quanto mistificatoria identificazione con le masse di cui ingannevolmente si fanno interpreti. E lo fanno con l’iconografia ma principalmente col linguaggio e con una modalità di comportamento che rasenta il bullismo e che tuttavia riscontra, anche per via di una cassa di risonanza mediatica, il successo che conosciamo.

C’è un tema dunque di rappresentanza, di interlocuzione e di linguaggio che fa il paio con una sottocultura imperante e con un analfabetismo di ritorno che trova facile risposta nelle parole nette e demagogiche di una destra che si nutre di paura e che su questa costruisce il suo semplicistico e populista orizzonte politico e che, ricordiamolo qui, può generare mostri, basta vedere la matrice della strage di ieri notte in Germania.

Tuttavia fortunatamente abbiamo visto emergere in seno alla società un crescente disagio nei confronti di questa modalità aggressiva, fatta di turpiloquio, di intemperanza razzista e di disprezzo. Un disagio che si è incarnato nelle piazze ridenti e affollate delle Sardine che sfruttano il mezzo virtuale per dar corpo al reale.

E’ l’altro campo della società, rispetto a quello del populismo volgare dei “citofonari” in felpa, un campo che chiede civiltà, che invoca la Costituzione e un linguaggio di rispetto e forti idealità.
Non esiste ad oggi un altro campo: queste le due culture che si contrappongono. Non esiste dunque un terzo campo o polo a cui affidare rappresentanza politica: tertium non datur !
Come non vi è possibilità di un’alterità tra queste due visioni e culture che non sia nel campo della destra o, in quello della sinistra.
Viceversa è palese la polarizzazione dello scontro tra queste due visioni.

Se non si parte da questa prospettiva si commettono errori di valutazione.

Ora se l’orizzonte culturale del Pd è chiaro, altrettanto chiara deve essere la prospettiva di avviare un processo di allargamento del campo di rappresentanza di quel variegato mondo della sinistra, politico e civico, che col noto fiuto anticipatore Bettini ha per primo prospettato e che oggi trova la sua giusta dimensione nel partito, grazie all’azione di ricucitura di Zingaretti.

Non è stato facile, specie dopo la sconfitta clamorosa del 4 marzo 2018 e poi successivamente con la scissione renziana, ma Zingaretti ha saputo offrire con passo felpato, sobrio ma costruttivo, un’inversione di tendenza con accrescimento ormai consolidato dei consensi. Offrendo parimenti una prospettiva di orizzonte che il Pd aveva perduto, nelle forme che Bettini stesso ha definito, con una modalità che apprezzo molto per la sua efficacia semantica, di una RIVOLUZIONE DOLCE.

Io credo difatti che il nostro popolo è stanco dell’ipertrofia egoica di certi leader, come di una politica fatta di tweet o banale marketing, quanto piuttosto di un tatticismo da pasdaran; abbisogna viceversa di una modalità più sobria e mite nelle fattezze, ma radicale nei contenuti.
Zingaretti incarna tutto questo nel partito. Come Gualtieri la incarna nel Governo.

Lasciatemi dire che forse si è stati fin troppo timidi nel valorizzare il lavoro svolto nella fase di bilancio. La memoria politica è ormai cosi breve che fagocita tutto. E ci siamo forse già dimenticati quale era la fase catastrofica del Paese poco prima della fine di agosto con un governo pronto ad aumentare l’Iva, a far sballare i conti dello stato, col rischio di portarci fuori dall’Europa. Un rischio scongiurato solo pochi mesi fa, sembra un secolo, per come corre la dinamica degli eventi.

Ma il nostro arrivo al governo ha permesso, come piace dire a Gualtieri con una metafora assai efficace, di “pagare il conto del Papeete”. Mettendo non solo i conti a posto, attraverso una finanziaria in linea con i parametri europei, ma avviando politiche redistributive e di investimento, al netto delle capacità di spesa, come da tempo si attendeva. E cosi si sono diminuite le tasse per i lavoratori con il taglio del cuneo fiscale, si è avviato un programma di investimenti alla crescita basati sullo sviluppo verde, sulla scuola, l’innovazione e la digitalizzazione. E’ stato eliminato il superticket sanitario e si è dato l’avvio ad una riforma fiscale.
E ora anche un grande Piano di rilancio per il Sud.

Provvedimenti questi che vanno ad agire sulla qualità della vita delle persone e che rispondono alla necessità di invertire quello spettro recessivo di cui parlavo nell’incipit del mio intervento. Quelli, che in forma più basica possono genericamente dirsi: provvedimenti che riguardano la carne viva delle persone!
Vorremmo tutti che il governo potesse concentrarsi più serenamente su questi piuttosto che sulle paturnie di posizionamento elettorale di questo o quello.

Anche perché duellare in una chiave sostanzialmente strumentale su questioni anche di grande rilevanza per la qualità della nostra democrazia (vale per la prescrizione, per i decreti sicurezza, e così via) non aggiunge nulla alla soluzione delle questioni in oggetto.
Tali strumentali posizioni non a caso risultano rigide e irremovibili, proprio perché non definite per il merito ma per l’effetto che producono sui media e sull’opinione pubblica.
Ma questo modo di operare all’interno della attuale maggioranza non solo distorce la percezione sull’azione di governo reale, ma tende a rimuovere anche quegli anticorpi positivi che l’azione fallimentare del precedente governo giallo-verde aveva prodotto. Gonfiando di nuovo le vele della destra, al momento in leggera flessione.

A noi, come spesso accade, tocca il senso di responsabilità. Ma senza che qualcuno se ne approfitti.

Ora essendo di mestiere una storica dell’Arte e iconologa, vi devo dire con franchezza che se dovessi dare delle connotazioni visive a quest’etica della RESPONSABILITA’, le farei assumere le fattezze proprio di ROBERTO GUALTIERI.

Conosco da anni Roberto, e ne ho sempre apprezzato la misura, i tratti qualitativi del suo impegno, non scevro da autentica passione per la politica, quella con la P maiuscola.
In un’epoca segnata dall’antipolitica, Roberto incarna una salubre alterità e anche un’altra forma oggi straordinariamente necessaria in questo contesto: quella della CREDIBILITA’, spesso persa per molte ragioni dall’agire politico dei nostri tempi.

Dunque, alle facilonerie di una propaganda d’accatto si può e si deve rispondere con queste due virtus ormai rare: RESPONSABILITA’ e CREDIBILITA’.

Per farlo occorre serietà, rigore, competenza. Gualtieri ha tutto questo, a cui si accompagna – tratto non da poco- una umiltà sincera ed empatica.
Dunque il profilo giusto per l’uomo giusto da candidare per l’importante e, in qualche modo simbolico, collegio di Roma Centro per le elezioni suppletive della Camera del prossimo 1 marzo.
Mettiamoci quindi al lavoro per portare più persone possibile a votarlo in questo significativo appuntamento elettorale. Perchè Gualtieri, come scrivevo sul anche sul volantino della nostra iniziativa, costituisce senza ombra di dubbio:
un VALORE IN PIU’!

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