28 Marzo, 2024
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30 ANNI DALLA SCOMPARSA: SERGIO LEONE, C’ERA UNA VOLTA IL GRANDE CINEMA ITALIANO

di Marco Feole

Lo ammetto. Sono stato indeciso fino alle fine. Non perché un giorno come questo per uno come me non meritasse di essere ricordato, tutt’altro. Ma proprio perché per uno come me, che ama il Cinema e che lo ama soprattutto grazie a lui, parlarne non è mai semplice. Perché in questi casi spesso si rischia di essere banali, ripetitivi, stucchevoli nel ricordare quello che un grande Maestro ha lasciato a tutti i noi. Un’eredità artistica monumentale, nel suo genere, nel suo mondo. Quel Cinema, che prende parte alla vita in maniera diretta o indiretta, di tutti noi.

Potrei parlarvi dei suoi film, di quello che ci ha lasciato, ma è proprio quello che vorrei evitare perché fare un elenco celebrativo in questi casi, oltre che inutile non renderebbe giustizia. E allora proverò semplicemente a farvi capire cosa ha significato, che valore ha, e perché se oggi nella mia vita il Cinema è tutto, lo devo anche e soprattutto a Sergio Leone.

Leone non ha influenzato soltanto me, ma lo ha fatto con una intera parte del mondo Cinematografico. Basta pensare a registi come Quentin Tarantino che proprio quest’anno uscirà con un film titolato con un rimando al regista romano, da lui sempre amato, da cui ha preso ispirazione, citandolo più e più volte nei suoi film. Non solo con le colonne sonore, ma anche nello stile delle inquadrature. Uno su tutti, il taglio in primo piano detto proprio “alla Leone”. E non è un caso che Tarantino, cinquant’anni dopo esca con un film che racconti proprio l’estate del 1969 a Los Angeles, in cui Leone rischiò di morire. Si, perché a quell’invito di Sharon Tate, moglie di Polanski, Leone non andò mai. Restò in albergo perché come disse lui: “Nun parlo bene inglese, da solo nun m’annava, faceva pure callo, me so messo a dormì”. Poi quella notte, quella strage, e il resto è cronaca.

La sua maniacalità sul set, l’attenzione ai dettagli, qualsiasi cosa su un set o una scena di Leone non è li a caso, o non sta lì semplicemente per fare contorno. Ogni scenografia, ogni oggetto è vivo, come le persone che vivono quel mondo. Si può solo ammirare la bellezza e i colori di una dispensa alle spalle di Debora e Noodles in “C’era una volta in America”. La grazia e l’eleganza di Jill che arriva in stazione e guarda il suo orologio da tasca in “C’era una volta il West”. La perfezione di un luogo incredibile come il cimitero di Sad Hill, un posto ancora oggi studiato nelle università di Cinema di tutto il mondo, creato apposta per una scena che resterà per sempre nella storia del Cinema. Perché permettetemi di dire, che nulla e niente al mondo raggiungerà mai la perfezione degli ultimi venti minuti de “Il buono, il brutto, il cattivo”. Oppure come non ricordare ancora tra le mille cose lo sguardo di Clint Eastwood, che proprio Leone lanciò nella sua carriera che lo vede oggi una leggenda vivente. Il duello con Gian Maria Volontè e il carillon di “Qualche Dollaro In più”, con quel finale in cui la musica cambia, la mano col carillon all’orecchio, lo sguardo, la commozione di Lee Van Cleef, quando alla domanda del Monco “E la nostra società…?”, lui pronuncia quelle tre parole, solo tre: “Un’altra volta.”. Sentirle ogni volta, lo stesso brivido. In un istante, tutto quello che stai aspettando arriva, riassumendo l’intera essenza del film. E questo solo un Genio può concepirlo.

Ero indeciso. Parlare di Sergio Leone per me non è mai facile, lo ripeto. Perché inevitabilmente parlerei di qualcosa che fa parte di me, da sempre. Perché c’era lui quando ho capito che il Cinema sarebbe stata la mia più grande passione, perché è stato lui il primo a farmi sognare e a farmi giocare ai Cowboy, fingere di avere una pistola in mano, imitare i suoni dei colpi, i rumori dei suoi film. È anche grazie a lui, che coltivo il sogno un giorno magari di viverci davvero di Cinema, anche se in un certo senso, lo faccio già.

Sì, perché uomini come lui, non lo hanno solo fatto il Cinema, ma lo hanno anche inventato. Entrando nell’immaginario di ogni appassionato, di ogni spettatore che all’epoca aspettava con ansia l’uscita al Cinema dell’ultima sua opera, o di chi oggi vede e rivede i suoi film, i suoi primi piani stretti, i suoi campi larghi, i suoi dialoghi ridotti, le sue inquadrature mozzafiato. Quella perfezione mai lasciata al caso dell’immagine accompagnata ai suoni e alla musica di un suo amico d’infanzia, nonché il più grande compositore di sempre, Ennio Morricone.

Il Cinema di Sergio Leone non solo fa parte di me in termini di passione, ma è anche una presenza costante di pensiero e ispirazione nella vita. C’è un momento in cui Sergio mi lascia sempre senza parole, e lo farà per sempre. Quel silenzio quasi interminabile che mi pervade, per il quale lo ringrazio, e che mi fa dire ancora oggi, che chiunque abbia voglia di capire cosa significa fare Cinema, non può almeno una volta nella vita, non vedere “C’era una volta in America”.

Sergio oggi avrebbe 90 anni. È il 30 aprile, e per chi come me il Cinema lo ama e lo vive, non potrà mai essere un giorno come tutti gli altri. Perché esattamente trent’anni fa a lasciarci non era solo una delle personalità riconosciute universalmente tra i più importanti registi della storia del Cinema. Ma a lasciarci è stato un Uomo che ha creato qualcosa per noi, un’eredità talmente enorme che non abbiamo fatto nulla per meritarcela. Perché la bellezza, l’unicità, l’Arte. Un Cinema così, non ce lo siamo meritati. Nessuno di noi.

Leone sarà per sempre. Come il Cinema sa rendere immortali. Ma lui di più.

Ecco perché . Un Cinema come il tuo, non lo faranno mai più.

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