20 Aprile, 2024
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Doppia risposta al volgare attacco razzista alla “Melone”

Riceviamo e pubblichiamo

 

Leggiamo su alcune testate locali del 7 dicembre un articolo che attacca la scuola “Corrado Melone” e la sua attività didattica, in particolare l’insegnamento della storia.

Chi ci accusa intende forse dire che le razze esistono? Che gli Italiani appartengono alla razza ariana e non devono mischiarsi con altre razze, come afferma appunto il Manifesto della razza? Che non bisogna aver paura di dichiararsi razzisti, sempre in linea con lo stesso manifesto?

Lo dica chiaramente, piuttosto di attaccare in modo fumoso. Abbia il coraggio delle sue affermazioni e di dichiararsi apertamente razzista.

Ci vengono rivolte varie accuse generiche e prive di fondamento, ci vengono forniti suggerimenti molto vaghi su temi che dovremmo affrontare, con giustificazioni che ci appaiono pretestuose.

Ci sembra infatti molto strano che l’estensore dell’articolo non sappia che la scuola è governata da un organo politico, il Consiglio di Istituto, eletto democraticamente dai genitori, dai docenti e dal personale non docente, e non è governata dalla dittatura del Dirigente o del corpo docente.

Le accuse infondate che ci vengono rivolte ci appaiono, dunque, destinate a destabilizzare la comunità locale tentando di screditare il nostro operato, piuttosto che la scuola, la quale è aperta al dialogo e alla collaborazione costante con tutte le formazioni culturali, sociali, politiche e religiose del territorio locale, nazionale e internazionale, come dimostrano i numerosissimi incontri e le conferenze svolte nel corso degli anni e che, tra l’altro, ora sono fruibili da chiunque, grazie alla possibilità offerta dalle dirette Facebook.

Per questo ci teniamo a rispondere alla popolazione di Ladispoli, più che all’autore di questo improvviso e immotivato attacco.

Riceviamo apprezzamento e fiducia dalla popolazione di Ladispoli che iscrive i propri figli alla “Corrado Melone” e ci dedichiamo ogni giorno con passione a numerose attività per la crescita e lo sviluppo delle nostre alunne e dei nostri alunni.

Il nostro punto di riferimento fondamentale è la Costituzione della Repubblica e il nostro dovere è quello di agire all’interno del mandato istituzionale disciplinato dalla legge.

Proprio nella Costituzione è delineata un’idea molto significativa, aperta e democratica di scuola, soprattutto negli articoli 3, 33 e 34; tra questi, in particolare, è garantito il principio della libertà di insegnamento. “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento” significa che la libertà della cultura, che è di tutti, si estende a coloro cui è assegnato il compito sociale di trasmetterla.

L’autonomia scolastica non ci autorizza a fare quello che ci pare, ma ad individuare le strategie didattiche più opportune a garantire il successo formativo di ciascuna alunna e ciascun alunno, in linea con le finalità proprie della scuola secondaria di primo grado.

Il nostro testo di riferimento, come scuola del primo ciclo, è costituito dalle “Indicazioni nazionali” del 2012 (DM 254/12). In esse troviamo parole chiare, dedicate ai concetti di “nuova cittadinanza” e “nuovo umanesimo” posti in relazione ai cambiamenti e alla discontinuità che caratterizzano il mondo contemporaneo in cui viviamo. Il testo evidenzia in più parti la necessità che le nostre alunne e i nostri alunni imparino fin da giovanissimi a relazionarsi e a dialogare con questa complessità, caratterizzata soprattutto dalla diversità. Coerentemente con questa linea nazionale, la nostra scuola ha recentemente partecipato, riportando un grande successo, al Seminario Nazionale su “Cittadinanza e Costituzione” presso l’Auditorium di Santa Apollonia a Firenze. All’interno del workshop “La Cittadinanza e le Diversità”, è stato presentato il lavoro “Il Manifesto degli Studenti Antirazzisti del 2018” elaborato dalle nostre alunne e dai nostri alunni attraverso lezioni di scienze e di storia.

Care mamme e cari papà, care nonne e cari nonni, che ogni giorno ci affidate le persone a voi più care, siate certi che è nostro desiderio e impegno quotidiano rispettare i ritmi di crescita e di sviluppo delle vostre figlie e dei vostri figli, delle vostre nipoti e dei vostri nipoti, proponendo loro un percorso formativo rispettoso delle peculiarità di ciascuno e finalizzato al benessere individuale e collettivo, per lo sviluppo di una società pacifica, solidale, accogliente, rispettosa del valore della vita e dei diritti fondamentali dell’essere umano.

In questo percorso impegnativo appare sempre più urgente la necessità di fornire, agli alunni che abbiamo in carico, i primi strumenti per una lettura critica della realtà, delle informazioni e delle notizie che, soprattutto nei media e nei social, troppo spesso risultano capziose.

Proprio per questo, riteniamo con convinzione che la scuola possa essere ancora il luogo deputato alla formazione degli uomini e delle donne del domani pronti all’ascolto, al confronto e al dialogo, al rispetto verso l’altro, al dubbio che porta alla ricerca della verità.

 

Il Collegio dei docenti dell’Istituto Comprensivo “Corrado Melone” di Ladispoli

Seguono          firme di docenti personale  ata e dell’intero Consiglio di Istituto che si è associato a questo documento

 

 

 

 

Addario Liliana
Aiello Azzurra
Aiello Mariangela
Amici Simona
Ancona Camilla
Assalone Marilena
Aurigemma Donata
Barboni Rita
Barboni Vera
Bellatreccia Giuseppina
Bianchi Elisabetta
Bonaventura Paola
Boscheri Monica
Caligiuri Giovanna
Calimero Alessandro
Canestrari Laura
Capozucca Fabrizio
Carboni Laura
Carlevaro Alessandro
Cavallaro Antonia
Cerrini Giampiero
Chelini Patrizia
Ciarciello Lucia Grazia
Ciciani Lorena
Ciofi Iannitelli Renato
Conte Luana
Conti Vincenza
Corvini Laura
Costantino Loredana
Cotza Albina Bianca Maria
Cozzi Sergio
D’Aurea Jessica
Martello Lina
De Biasio Anna Maria
De Luca Marinella
De Luca Rosanna
De Santis Laura
Del Vecchio Maria Cristina
D’Ettore Maria
Di Girolamo Carmelina
Di Lorenzi Valentina
Di Martino Alessandra
Diana Moira
Elia Rosellina
Esercizio Mariarosaria
Falanga Cinzia
Falanga Claudia
Falzetti Fiammetta
Fanigliuolo Filomena
Ferraioli Pietro
Fini Monica
Fiorentini Roberta
Folisi Carla
Francani Roberta
Gangi Marzia
Garbetta Livia
Gianferro Marika
Giuliodori Cinzia
Iannotta Maria Pia
Iavazzo Enza Alberta
Iazzetta Clementina
Incalcaterra Delizia Annamaria
Incoronato Luisa
Fusco Antonella
Liberati Arianna
Loreti Silvia
Polo Giuseppina
Madonna Raffaella
Maggi Lorella
Maiuolo Francesco
Malaisi Patrizia
Malerba Massimo
Marcon Sonia
Marozza Alessandra
Masci Barbara
Mastroianni Maria Annunziata
Matricardi Marta
Mayol Iole
Milani Rosanna
Morra Elena
Muscolino Michele
Musio Anna Assunta
Muzi Giancarlo
Nappi Luisa
Navarro Lidia
Nirchi Emanuela
Nobile Antonello
Olivieri Donatella
Palermo Maria Concetta
Palmisano Clara
Palumbo Lisa
Pascucci Stefania
Pergolizzi Letteria Salvina
Pellegrino Maria Teresa
Petrighi Polidori Laura
Piccirilli Daniela
Picone Giuseppa
Pietrangeli Monica
Pilotti Maria Rosaria
Prochilo Rosella
Proto Maria Elena
Radicchi Elisabetta
Rampini Bruna
Repole Carolina
Riccio Emilia
Gentile Alessandra
Rodolico Francesca Romana
Romano Valentino
Roversi Simona
Ruggiero Pina
Russo Antonella
Russo Maria Stella
Salzano Stefano
Sambucini Emil
Sarto Claudia
Scarcelli Sonia
Sciscio Antonietta
Siotto Rita Serenella
Sorbo Antonio
Spaccapietra Marialuigia
Specchi Roberta
Spena Paola
Spissu Salvatorica
Stagno Luisa
Staltari Raffaella
Telesca Lucia
Travagliati Augusto
Uras Giovanna
Verbo Micaela
Vergati Cristina
Vigorita Filomena
Zanoli Patrizia

 

Caro Riccardo,

desidero ringraziare tutti colleghi per le parole di solidarietà che mi hanno espresso per l’attacco che la scuola ha ricevuto a causa del lavoro svolto dai miei studenti contro il manifesto della razza. In realtà non sono minimamente turbato, anzi questo attacco rappresenta la cartina al tornasole che ci impone di continuare sulla nostra strada, non solo perché giusta ma perché oggi ce n’è ancor più bisogno.

È doveroso invece esprimere la solidarietà ai miei studenti; anzitutto a Tommaso Bozzelli, che ha scritto l’articolo sull’incontro che ha causato la reazione scomposta apparsa sui quotidiani locali, ed ai ragazzi che hanno lavorato al “Manifesto degli studenti antirazzisti” che, mio malgrado, si trovano coinvolti in questo polverone mediatico. La mia solidarietà è estesa, ovviamente, anche alle loro famiglie cui porgo le mie scuse se involontariamente non ho fatto qualcosa che potesse evitare loro questa situazione.

Riguardo all’articolo dell’avv. Rossetti solo alcune precisazioni: con i ragazzi abbiamo affrontato il manifesto della razza dal punto di vista scientifico, non storico. Trovare gli errori, come ci insegna il principio di falsificabilità dell’epistemologia di Karl Popper, è il modo migliore per confutare teorie scientifiche sbagliate.

Inoltre mi dispiace constatare che l’avv. Rossetti non conosca la nostra scuola dove non abbiamo alcuna difficoltà a parlare degli eccidi compiuti nei lager come di quelli compiuti nelle foibe. Ai docenti la storia non fa paura, soprattutto se ci permette di insegnare qualcosa ai nostri ragazzi.

Ho sempre pensato che la scuola fosse l’estremo baluardo per difendere i diritti e la democrazia, basta pensare alle parole di uno dei Padri Costituenti, Pietro Calamandrei, in difesa dell’autonomia dell’insegnamento e della scuola pubblica, ma se a 70 anni ne stiamo ancora parlando forse questo baluardo si sta trasformando in una trincea. Uso le parole di Calamandrei perché essendo membro dell’Assemblea Costituente abbiamo la certezza che le sue parole incarnino ed interpretino la volontà della nostra Costituzione.

Massimo Malerba

Le parole che seguono sono tratto dal discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale (ADSN), Roma 11 febbraio 1950

“La scuola di Stato deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito. Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato […] ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito. Ma c’è un’altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime. Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci).

Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private.” […]

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